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Il turismo sostenibile è competitivo? Conviene per gli albergatori investire in questo settore? Se ne è parlato alla Bit di Milano lo scorso 4 aprile
Come sempre, anche (o forse soprattutto) in tema di turismo sostenibile parla il portafogli: per un albergo o una struttura ricettiva che deve decidere come, quanto e dove investire, è fondamentale capire se l’investimento conviene. Proporre un’offerta sostenibile per i propri clienti, oltre ad essere un’azione etica, è anche competitiva sul mercato?
La conferenza La sostenibilità nel turismo, tra etica e competitività di martedì 4 aprile è servita proprio per capire se investire in turismo sostenibile possa dare un oggettivo vantaggio alle strutture e ai territori in cui sono inserite.
Ne hanno parlato alla Bit – Borsa italiana del turismo di Milano Nicola Bellini, Direttore del Tourism management Institute La Rochelle, Sara Digiesi (Chief marketing officer della catena di hotel Best Western), Maurizio Davolio (Presidente dell’Associazione italiana turismo responsabile – Aitr), Ludovico Patelli (Presidente della cooperativa l’Innesto) e Massimo Gottifredi (Alleanza cooperative italiane turismo). Ha moderato Andrea Ferraris, Presidente di Alleanza cooperative italiane turismo.
Nicola Bellini, per esempio, ha voluto fare un gioco, proponendo di eliminare la parola sostenibilità e di focalizzarsi su tutte quelle parole che possono riempire e dare siginifato a questo “contenitore”. Per definire la “convenienza” di un turismo sostenibile, ha puntato soprattutto su una serie di parole: tra queste, le più significative sono state durabilità, cioè la capacità di una struttura o di un territorio di durare nel tempo; qualità, delle prestazioni degli operatori, ma anche delle stesse destinazioni, dei servizi e dei territori; ma anche resilienza, innovazione, distintività, trasparenza, accettabilità sociale, sicurezza, responsabilità e apprendimento. A sottolineare che il viaggio è un percorso di conoscenza, rispetto, e condivisione di valori “belli”.
Spesso, ha sottolineato Bellini, il turismo può essere sporco, volgare, inquinante. Un turismo dai valori eticamente buoni è più conveniente: l’apprendimento e il rispetto di usi, costumi, valori della comunità che si va a visitare migliorano i rapporti tra la comunità stessa e i turisti. Rendendo di fatto il viaggio più sicuro.
Sara Digiesi, della catena Best Western, con 160 hotel, 12.000 camere e 100 destinazioni in rete tra loro, ha invece sottolineato come la sostenibilità sia non solo una scelta etica precisa dell’azienda, ma anche conveniente per le strutture, perché garantisce una differenziazione rispetto ai competitor. Digiesi ha ricordato come il percorso intrapreso grazie al programma Stay for the planet di LifeGate, il rating di sostenibilità ambientale degli alberghi, abbia permesso alle strutture della catena di migliorarsi e innescare un circolo virtuoso.
@bitmilano @best_westernITA racconta #stayfortheplanet: fare cultura di sostenibilità in hotel pic.twitter.com/GxR4CrJHgu
— BW Italia Media (@BWit_Media) 4 aprile 2017
“Il ritorno economico è una costruzione nel tempo”, ha commentato Digiesi. “Quello che ha portato gli alberghi a investire in questo tema è il riscontro di comunicazione, visibilità e differenziazione rispetto agli altri competitor. Anche se si fanno delle buone azioni concrete, bisogna sempre associare una buona comunicazione. Anche la consapevolezza dei clienti sta crescendo nel tempo: nella nostra clientela internazionale notiamo una diversità di approccio a seconda della provenienza dei turisti stessi. Gli italiani ancora non scelgono l’hotel in base alla presenza di un programma green, ma notano se non c’è”.
Per Davolio, di Aitr, è l’approccio etico stesso a favorire la competitività. Portando come esempio tre regioni, Toscana, Catalogna e Provenza, ha dimostrato come le buone pratiche di turismo sostenibile abbiano inciso sulla competitività delle strutture. Attraverso l’attenzione agli aspetti sociali e culturali del turismo è infatti possibile ottenere una ricaduta economica positiva e sana per tutto il territorio.
Una nota interessante viene dalla riflessione sui loghi della sostenibilità: Davolio, che ha portato l’esempio del marchio Ecolabel in Trentino, ha ricordato come si sia passati in pochi anni da 122 a sole 43 strutture certificate, non tanto per una cambio di atteggiamento, ma perché proprio il logo non viene riconosciuto dai clienti. Più che un marchio, i clienti cercano azioni concrete sostenibili.
Le esperienze sui piccoli territori spesso sono le più significative. Lo ha ricordato Ludovico Patelli, della cooperativa l’Innesto, parlando dell’esperienza di Gaverina Terme: dopo la chiusura dell’indotto termale nel 2000, la cooperativa ha partecipato nel 2008 a un bando di sviluppo regionale per dare nuova vita alla piccola località e all’intera valle. Grazie al recupero ambientale e territoriale del borgo antico, delle cascine e di alcune infrastrutture è stato possibile non solo mantenere alcuni dei posti di lavoro persi, ma anche implementare la didattica e far conoscere il territorio alle scuole.
Massimo Gottifredi di Alleanza cooperative italiane turismo, infine, ha ricordato come quella del turismo sostenibile sia una visione di lungo periodo, che quindi non dà frutti immediati, ma che crescono col tempo: bisogna quindi dosare le forze (anche economiche), come i maratoneti, e agire con costanza per promuovere un vero sviluppo sostenibile del territorio che unisca natura, cultura, società ed economia.
Tra i dati ricordati da Gottifredi, quelli di Booking.com sono i più interessanti: il 52 per cento dei viaggiatori preferisce località “green”, testimoniando una sensibilità sempre crescente nei consumatori.
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