Diritti animali

L’Ungheria sbarra la strada agli allevamenti di animali da pelliccia

Gli allevatori di visoni e altri animali da pelliccia, costretti a chiudere per l’emergenza coronavirus, non potranno trasferirsi in Ungheria.

Da settimane le autorità sanitarie di diversi paesi europei sono alle prese con il dilagare del coronavirus negli allevamenti di visoni. La soluzione adottata, in molti casi, è la più drammatica. Già milioni di animali sono stati soppressi per evitare che il virus, introdotto dall’uomo e mutato durante il salto di specie, continui a circolare mettendo a repentaglio la salute pubblica e lo sviluppo del vaccino. Ora dal governo dell’Ungheria arriva un annuncio: nessuno potrà allevare animali da pelliccia nel suo territorio.

Gli allevatori europei non potranno trasferirsi in Ungheria

Un decreto firmato il 24 novembre, che presto sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale, vieta formalmente l’allevamento di qualsiasi animale da pelliccia. Oltre ai visoni, dunque, si applica anche a volpi, furetti e nutrie. In realtà la misura ha soprattutto valore preventivo. Al momento infatti in Ungheria non esistono allevamenti, ma si vuole scongiurare l’ipotesi che altri produttori– costretti a chiudere per l’emergenza sanitaria – trasferiscano le loro attività nello Stato dell’Est Europa.

coronavirus, allevamenti di visoni
Il coronavirus dilaga anche negli allevamenti di visoni © Ole Jensen/Getty Images

Per il momento restano comunque operativi gli allevamenti di cincillà e conigli per la lana d’angora, ma secondo diverse fonti di stampa si sta valutando la loro chiusura. L’iniziativa arriva dal commissario ministeriale per il benessere degli animali Péter Ovádi, che si è consultato con il ministro dell’Agricoltura István Nagy.

In Italia le attività degli allevamenti di visoni sono solo sospese

Anche in Italia sono stati identificati focolai di coronavirus all’interno degli allevamenti di visoni. In confronto alla Danimarca, che ha imposto la soppressione di tutti i 17 milioni di animali allevati nel paese, e ai Paesi Bassi, che hanno anticipato i tempi sullo stop definitivo a questo comparto, il nostro ministero della Salute ha optato per una linea più attendista. L’ordinanza firmata dal ministro Roberto Speranza infatti sospende le attività degli otto allevamenti italiani fino a febbraio 2021, quando verrà condotta una nuova valutazione. Un provvedimento giudicato troppo timido da diverse organizzazioni animaliste, tra cui Essere Animali e Lega anti vivisezione (Lav), che chiedono un divieto totale e immediato. A tutela degli animali e della salute di tutti.

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