L’Unione europea introduce il crimine di ecocidio, ma senza nominarlo

Un compromesso proposto dalla Spagna consente di fatto di introdurre il crimine di ecocidio nel diritto comunitario, con un escamotage.

Dopo lunghi negoziati, la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento hanno raggiunto un accordo che consente di fatto di inserire nel diritto europeo il concetto di ecocidio. Ancorché attraverso uno stratagemma lessicale e giuridico. “Si tratta di un momento storico. Questo testo segna la fine dell’impunità per i crimini ambientali”, ha affermato l’eurodeputata verde Marie Toussaint.

Una definizione “comparabile al crimine di ecocidio”

Nello scorso mese di marzo il Parlamento europeo aveva approvato un primo testo che puntava al riconoscimento del crimine di ecocidio. Ma successivamente i negoziati sono stati a lungo bloccati. La situazione ha trovato una via d’uscita grazie ad una proposta della presidenza di turno spagnola del Consiglio dell’Unione europea, che ancorché rappresentando un compromesso, resta comunque piuttosto ambiziosa.

reato di ecocidio
Una manifestazione che chiede il riconoscimento del reato di ecocidio © Kenzo Tribouillard/Afp via Getty Images

La revisione della direttiva sull’adeguamento del diritto comunitario rispetto alla protezione dell’ambiente non cita infatti esplicitamente l’ecocidio, ma introduce un’infrazione definita “qualificata” che punta a consentire di incriminare i casi più gravi. Si tratta, precisa il testo di “inquinamenti ambientali estesi, incidenti industriali o gravi incendi, che sono ritenuti coperti dalla fattispecie in forma comparabile al crimine di ecocidio come esso è incardinato nel diritto internazionale”.

Otto anni di carcere e multe fino al 5 per cento del fatturato

Inoltre, mentre la direttiva era inizialmente limitata ai settori dei rifiuti pericolosi, dei materiali radioattivi o del commercio illegale di specie selvatiche, si applica ora anche alla cosiddetta “deforestazione importata”, all’uso insostenibile di risorse idriche, alla distruzione di ecosistemi o dell’ozono, così come alle sostanze tossiche disperse dalle navi o al commercio di mercurio.

Il tutto è accompagnato anche da un impianto sanzionatorio, al fine di evitare che la direttiva possa rimanere lettera morta. L’accordo indica una pena massima di reclusione fissata ad otto anni. Le imprese, nei casi più gravi, potranno inoltre arrivare a pagare il 5 per cento del loro fatturato mondiale annuo, o 40 milioni euro. A loro potrà essere vietato l’accesso a finanziamenti pubblici e saranno tenute a riparare i danni causati, nonché a indennizzare le vittime.

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