Nelle università dell’Afghanistan donne e uomini dovranno frequentare classi separate

Con l’abolizione delle classi miste all’università, in Afghanistan le donne perdono un altro dei diritti duramente conquistati negli ultimi vent’anni.

Nell’Afghanistan guidato dai talebani le donne potranno frequentare l’università, ma soltanto all’interno di classi femminili e indossando abiti islamici. A dare l’annuncio è stato il ministro dell’Istruzione superiore Abdul Baqi Haqqani nel corso di una conferenza stampa.

Le nuove regole in vigore per le università in Afghanistan

“Non permetteremo a maschi e femmine di studiare insieme”, ha dichiarato Abdul Baqi Haqqani, precisando che gli atenei dovranno predisporre aule separate per genere. Le studentesse seguiranno soltanto lezioni tenute da donne e dovranno essere velate; non è chiaro se potranno limitarsi a portare il hijab sul capo oppure se dovranno coprire il volto. Haqqani ha anche prospettato una revisione delle materie universitarie, senza scendere ulteriormente nei dettagli. Non è detto che le strutture universitarie abbiano spazi e insegnanti a sufficienza per ottemperare a questa richiesta; in tal caso le donne ne saranno escluse, sottolinea Heather Barr, rappresentante della ong Human Rights Watch.

Da vent’anni gli atenei afghani erano aperti a tutti, senza distinzioni. Anzi, all’università di Herat e all’università Ghalib di Kabul le studentesse erano la maggioranza. Dal 15 agosto, quando hanno ripreso il potere, i talebani hanno cercato di mostrarsi sotto un volto più moderato e hanno promesso di rispettare i diritti delle donne. Nell’arco di poche settimane però hanno già vietato loro di praticare sport all’aperto, reprimendo il dissenso di piazza. Significativo il fatto che il governo sia esclusivamente al maschile; la presenza di donne “non è necessaria”, stando al portavoce Sayed Zekrullah Hashimi.

Una studentessa afgana durante una lezione di violino presso l’Afghanistan institute of music, la prima e l’unica scuola di musica del paese che ha aperto nel 2010. Il regime talebano dal 1996 al 2001 aveva vietato la musica © Paula Bronstein /Getty Images

La paura delle studentesse afghane

“Ho lavorato così tanti giorni e notti per diventare la persona che sono e stamattina, quando sono tornata a casa, la prima cosa che ho dovuto fare insieme le mie sorelle è stata nascondere i nostri documenti, i nostri diplomi e le nostre certificazioni. È stato terribile. Perché dobbiamo nascondere proprio ciò di cui dovremmo essere fiere?”. È uno dei passaggi più strazianti di un contributo inviato al Guardian da una giovane afghana che ha appreso della presa di Kabul proprio mentre si dirigeva verso l’università, dove è iscritta a due diversi corsi di laurea.

L’autrice, che preferisce mantenere l’anonimato per questioni di sicurezza, ha 24 anni e quindi non può ricordare il primo emirato islamico, istituito nel 1996 e caduto nel 2001. “Non mi aspettavo che saremmo state private di tutti i nostri diritti basilari ancora una volta e che saremmo tornate indietro a vent’anni fa. Non mi aspettavo che, dopo vent’anni a combattere per i nostri diritti e la nostra libertà, ci saremmo dovute mettere alla ricerca di un burqa per nascondere la nostra identità”.

La conferenza pro-talebani all’università di Kabul

Alle proteste di chi teme di dire addio ai propri diritti è seguita una manifestazione di carattere completamente opposto. Sabato 11 settembre centinaia di donne completamente coperte hanno sfilato per le strade di Kabul mostrando cartelli scritti in inglese, con slogan come “Le donne che hanno lasciato l’Afghanistan non ci rappresentano” e “L’Islam protegge i nostri diritti”. Dopodiché si sono riunite nell’auditorium dell’università, dove hanno espresso il loro sostegno nei confronti del nuovo governo. Ufficialmente si tratta di una manifestazione spontanea, ma diversi indizi – sostiene il New York Times – fanno supporre che sia stata orchestrata dagli stessi talebani.

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