43 università britanniche dicono addio ai combustibili fossili

Il Regno Unito è il primo paese al mondo per numero di università che hanno deciso di disinvestire dai combustibili fossili. Ad oggi sono stati disinvestiti 3.400 miliardi di dollari a livello mondiale.

Il numero di università britanniche che hanno deciso di disinvestire dai combustibili fossili è arrivato a quota 43, un quarto del totale. Con questo il Regno Unito si attesta il primo posto della classifica mondiale del numero di università che hanno deciso di togliere i propri fondi da settori di investimento quali petrolio, gas e carbone.

La lista totale delle 43 università britanniche “fossil free” è stata pubblicata da People & Planet. Sono 16 i nuovi istituti che si sono impegnati a uscire con i propri investimenti dalle fonti fossili, per un totale di oltre 10 miliardi di sterline (11,7 miliardi di euro).

“Le università del Regno Unito sono leader mondiali nella ricerca in soluzioni d’avanguardia per il clima e hanno una particolare responsabilità nel costruire la sostenibilità della nostra futura società”, ha detto Amoge Ukaegbu di People & Planet. “Non ci si sorprende quindi che abbiano deciso di voltare le spalle a un settore moralmente e finanziariamente in bancarotta”.

Le università fossil free

Tra le università che si sono impegnate a vendere tutti gli investimenti in combustibili fossili ci sono l’Università di Kent, Università di Lincoln, Cardiff Metropolitan University e Manchester Metropolitan University. Altri istituti si sono impegnati a cedere gli investimenti in settori più inquinanti, come le sabbie bituminose e il carbone, tra cui l’Università del Sussex, Aston University e Goldsmiths University of London.

Molte università leader si erano già impegnate a “cedere” e abbandonare gli investimenti nel settore fossile a seguito di campagne di studenti, tra cui Oxford, Edimburgh e la London School of Economics. Kings College di Londra (KCL), inizialmente aveva respinto le richieste di disinvestimento, nonostante l’intervento dell’arcivescovo Desmond Tutu, un ex studente, che nel 2014 disse: “Le persone di coscienza devono rompere i loro legami con le società che finanziano i cambiamenti climatici”. A settembre la KCL ha finalmente accettato di abbandonare i suoi investimenti in attività particolarmente inquinanti.

Nel Regno Unito un’università su quattro sta mantenendo gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio entro il 2020, ma potrebbero essere di più. Secondo i risultati del rapporto 2016 People & Planet Università League, le iniziative ambientali sono infatti state tagliate e le strategie di sostenibilità non sono state rinnovate a causa della mancanza di fondi, così come gli interventi di risparmio energetico.

Classifica delle università britanniche Fossil Free, stilata nel rapporto "2016 People & Planet Università League"
Classifica delle università britanniche Fossil Free, stilata nel rapporto “2016 People & Planet Università League”

Le campagne di disinvestimento dai combustibili fossili

Nel 2011 nasce il movimento Divest Invest, promosso inizialmente da alcuni studenti delle università americane che hanno lanciato campagne di disinvestimento dai combustibili fossili nei campus universitari.

La crescente attenzione a questo fenomeno ha portato alla nascita di Divest Invest, una campagna sottoscritta e partecipata da numerose istituzioni internazionali. L’obiettivo della campagna è incoraggiare investitori e manager di portafoglio a disinvestire, nell’arco di cinque anni, dai combustibili fossili e a re-investire, almeno in parte, in energie rinnovabili, tecnologie pulite ed efficienza energetica.

Fossil Free è promosso da 350.org ed è un network internazionale di campagne che promuovono l’uscita dai combustibili fossili. Le campagne, sebbene differenti, hanno tutte degli obiettivi comuni:

  • bloccare immediatamente nuovi investimenti in combustibili fossili
  • disinvestire entro 5 anni da tutte le società e fondi che hanno investimenti in compagnie fossili
  • cessare il sostegno ai combustibili fossili

In Italia è attiva la campagna #DivestItaly incentrata sulla questione del disinvestimento dall’industria delle fonti fossili e ha come target gli istituti religiosi.

Chi disinveste dai combustibili fossili

Da quando gli scienziati hanno dimostrato che la maggior parte delle riserve di combustibili fossili non possono essere bruciate senza che i cambiamenti climatici generino effetti pericolosi e irreversibili sul Pianeta, le aziende attive in settori quali petrolio, gas e carbone sono diventate un cattivo investimento, non solo da un punto di vista etico, ma anche finanziario.

Ad oggi più di 600 istituzioni di tutto il mondo si stanno impegnando in una qualche forma di disinvestimento dai combustibili fossili, tra queste i fondi pensione, le fondazioni, le università, le organizzazioni religiose e le autorità locali.

Oltre 600 istituzioni stanno disinvestendo dai combustibili fossili, per un valore di 3.400 miliardi di dollari che escono dal settore fossile. Fonte: Fossil free
Oltre 600 istituzioni stanno disinvestendo dai combustibili fossili per un valore di 3.400 miliardi di dollari che escono dal settore fossile. Fonte: Fossil free

Una coalizione di fondazioni filantropiche, tra cui gli eredi Rockefeller, Leonardo di Caprio, il Principe Carlo, ha iniziato a disinvestire nel settore, così come alcune grandi città incluse San Francisco, Seattle e Oslo. Anche il più grande fondo sovrano del mondo, il fondo norvegese Government Pension Fund (Global GPFG), è uscito da investimenti in 114 aziende, tra cui produttori di sabbie bituminose. Numerose le compagnie di assicurazione tra cui Axa Assicurazioni, Allianz Assicurazioni e le banche HSBC, Banca Mondiale e più di 50mila persone hanno finora promesso di disinvestire dai combustibili fossili, arrivando a un impegno pari a 3.400 miliardi di dollari di investimenti.

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