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La bicicletta a pedalata assistita è più veloce di un’auto
La bicicletta a pedalata assistita è il mezzo che può davvero cambiare le abitudini delle persone e la mobilità. Basta provarla per capire come.
La bicicletta a pedalata assistita è il mezzo del futuro, questo ormai è cosa nota. Un futuro che è sempre più vicino e che in molti casi è già presente visto che sono sempre di più le applicazioni, gli usi che vedono questa forma di pedalata affiancare quella tradizionale. Dalla mobilità urbana (sono sempre di più i servizi di bike sharing che le hanno introdotte) a quella turistica.
Una di queste applicazioni riguarda lo sport perché sono molti gli atleti che la usano per affrontare un allenamento e mantenere un ritmo cardiaco aerobico pur affrontando percorsi e tracciati impegnativi. Ma quello più promettente riguarda la mobilità urbana, quella quotidiana per coprire gli spostamenti da casa al lavoro, al posto dell’auto o del solito scooter. Un utilizzo che garantisce tanti risultati. Negli spostamenti su strade trafficate, specie nelle ore di punta, è più veloce di qualsiasi altro mezzo, con una media di 15 chilometri orari a fronte dei 12 raggiunti dal trasporto pubblico e degli 8 dalle automobili private. Un risultato garantito, tra le altre cose, dalla possibilità di percorrere zone a traffico limitato o pedonali. Il tutto azzerando le emissioni di polveri sottili e di CO2. Poi c’è l’aspetto che riguarda la salute. Pedalare senza troppi affanni consente di mantenere uno stile di vita sano, specie se accompagnato da un’alimentazione varia e nutriente.
Motivi che hanno portato la bicicletta a pedalata assistita a raggiungere picchi di vendita e di popolarità davvero promettenti e che hanno spinto gli organizzatori del primo festival europeo dedicato alla bicicletta elettrica a ripetersi nella seconda edizione che si tiene dal 19 al 21 giugno a Lecco. Un’occasione unica per scoprire meglio le potenzialità e i vantaggi di questi mezzi di trasporto davvero alternativi. Ma soprattutto l’occasione perfetta per provarla perché, a detta di chi l’ha fatto, ti apre un mondo sconosciuto dal quale è difficile uscirne.
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