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Una mandria di mucche è riuscita a sfuggire al macello e si è rifugiata nei boschi dell’entroterra ligure. Sulla vicenda un “corto”.
Sono una settantina, indomite, intelligenti, ribelli a un destino segnato. Ecco la storia della mandria di mucche che nel 2011 si sono rifugiate nei boschi di Mele e Masone, nell’entroterra ligure, sfuggendo al destino del mattatoio. Da quella fuga e dal conseguente riadattamento nella zona boschiva ligure è stato tratto un “corto” – il titolo è già un programma: Vacche ribelli – che verrà presentato alla fine di maggio a Genova.
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La storia inizia alla fine degli anni Novanta quando un’azienda agricola di Mele, nell’entroterra di Genova, ottiene un finanziamento europeo per il mantenimento di una mandria di settanta mucche (e alcuni tori) di razza Limousine che vivono allo stato brado. L’obiettivo principale è quello di mantenere il terreno pulito allo scopo di prevenire gli incendi.
Poi, in seguito a indagini della magistratura, i finanziamenti europei vengono bloccati. L’azienda non riesce a farsi carico dei costi di mantenimento e la mandria passa sotto la tutela del comune di Mele. Ma anche il comune non riesce a mantenerla e così deve intervenire direttamente la magistratura.
Viene emanato un ordine di cattura delle mucche che, una volta catturate, dovrebbero raggiungere un macello in Lombardia. Ma la magistratura non ha fatto i conti con l’abilità e la scaltrezza degli animali, doti che appartengono al carattere selvatico sviluppato in anni e anni di vita libera. E così, dal 2011, le mucche sono riuscite a darsi alla macchia, dividendosi in due gruppi, e spartendosi il territorio.
La storia della mandria ha portato alla nascita del cortometraggio Vacche ribelli realizzato da Paolo Rossi, fotografo di natura e animali selvatici, Stefania Carbonara, videomaker e Alessandro Ghiggi con la collaborazione di Luca Serlenga. Il corto è stato finanziato con un crowdfuding che ha superato la somma richiesta di 1.400 euro. Filmate con l’aiuto di droni e telecamere nascoste, le mucche ribelli dei boschi liguri continuano la loro vita nella natura, infischiandosene di leggi e ordinanze. E noi ci auguriamo che a raggiungerle per il resto della loro vita siano solo gli obiettivi delle fotocamere e mai le trappole dell’uomo.
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