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I piani di distribuzione dei vaccini nel continente sono in ritardo. Stati e ong come Amref chiedono la sospensione dei brevetti al summit Wto.
Mentre in Occidente si temono le conseguenze dell’arrivo della quarta ondata della pandemia di Covid-19 e si pensa già all’avvio della campagna per la somministrazione di una terza dose di vaccino, il continente africano è in ritardo e viene lasciato indietro.
Osservando le cifre, ad oggi il continente non sembra esser stato toccato dal virus in maniera grave da un punto di vista di contagi e decessi. Circa 8 milioni e mezzo di casi dallo scoppio dell’epidemia e quasi 221mila decessi. Poco se confrontato col resto del mondo. Nella sola Italia, ad esempio, ci sono state più di 133mila vittime.
Tuttavia, come ricordano molti esperti sanitari e ricercatori, i dati reali sull’Africa potrebbero essere molto sottostimati, data la scarsa capacità di monitoraggio dei vari Paesi. Lo scorso ottobre la direttrice dell’Oms, Matshidiso Moeti, ha dichiarato che “sei casi su sette in Africa non vengono rilevati” e che in realtà è probabile ci siano state circa 59 milioni di infezioni.
Ciononostante, è ormai evidente che la popolazione africana abbia reagito meglio al virus rispetto al resto del mondo, grazie soprattutto alla demografia molto giovane, a un livello di urbanizzazione ancora basso (anche se in crescita) e uno stile di vita per lo più basato su attività all’aria aperta.
Per quanto riguarda la campagna vaccinale i dati descrivono chiaramente uno sforzo insufficiente dei programmi internazionali di aiuto ai Paesi a basso reddito. Secondo i dati dell’Oms solo il 6 per cento della popolazione del continente ha completato la vaccinazione contro il 66,6 per cento di quella dell’Unione europea e il 57,8 per cento degli Stati Uniti. Molti Paesi africani non hanno nemmeno ricevuto le dosi necessarie per vaccinare il 2 per cento della loro popolazione in particolare operatori sanitari e soggetti a rischio.
Di questo passo meno del 10 per cento dei Paesi africani avrà raggiunto il target del 40 per cento di vaccinati entro la fine dell’anno, sempre secondo l’Oms. Inoltre viene segnalata anche una possibile grave carenza di siringhe per la somministrazione in tutto il continente nei prossimi mesi.
L’iniziativa Covax, che avrebbe dovuto assicurare 2 miliardi di dosi a 145 Paesi più bisognosi per la vaccinazione del 20 per cento della popolazione prioritaria entro il 2021, non è riuscita a raggiungere l’obiettivo per via dell’arrivo tardivo di finanziamenti e l’accaparramento delle dosi per le scorte da parte di Paesi ricchi che hanno pagato meglio le case farmaceutiche. Per gli stessi motivi anche l’iniziativa panafricana del fondo di risposta Covid-19 dell’Unione africana (Ua) , l’African vaccine acquisition task team (Avatt) e l’African Covid-19 Vaccine readiness and deployment taskforce (Acredt) finora non hanno dato i risultati sperati.
Il fatto che nel continente africano siano state consegnate appena 200mila dosi di vaccino sebbene ce ne vorrebbero 10 volte di più, non è solo ingiusto da un punto di vista morale, come ricordato da organizzazioni ed esperti, ma mette a rischio gli interi sforzi mondiali in quanto permette al virus di continuare a diffondersi in regioni dove può mutare in nuove varianti (come già avvenuto) e rendere i vaccini inefficaci.
Per tutte queste ragioni uno dei punti focali del dibattito a livello mondiale è la sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale sui brevetti dei vaccini che aiuterebbe ad aumentare la produzione per soddisfare i bisogni dei paesi a basso reddito anche in termini di forniture di strumenti medici come test e trattamenti.
Una proposta a tal fine è stata presentata circa un anno fa da Sudafrica e India, sottoscritta da oltre 100 Paesi e ha ricevuto appoggio Stati Uniti e Parlamento Europeo. Nonostante l’ostruzionismo di alcuni Stati e delle case farmaceutiche, se ne discuterà al prossimo summit dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) a Ginevra, dal 30 novembre al 3 dicembre. I Paesi africani ne fanno richiesta da tempo e a dirigere l’organizzazione c’è la nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala nominata lo scorso febbraio.
Anche se la proposta dovesse avere successo, Oms e governi dovranno comunque affrontare grandi ostacoli nella distribuzione dei vaccini in un continente con sistemi sanitari deboli e soprattutto con una grave insufficienza di infrastrutture adeguate a mantenere la catena del freddo, indispensabile per la conservazione delle dosi. Lo si è visto nell’ultimo anno in cui sono stati registrati casi di vaccini scaduti o rinviati indietro da alcuni Paesi che non avrebbero fatto in tempo a somministrarli prima della scadenza.
In Africa la Covid-19 ha avuto strascichi negativi molto profondi per lo più a livello economico, sociale, di sicurezza alimentare e nella prevenzione di altre malattie. Gli effetti si stanno manifestando proprio ora.
Le economie hanno subito una battuta di arresto su esportazioni, commercio e rimesse, e si sono indebitate ulteriormente. Secondo le stime, sono stati persi 29 milioni di posti di lavoro ed è aumentato di nuovo il numero di poveri. La crisi mondiale ha poi creato problemi di approvvigionamento alimentari e facendo aumentare i prezzi per la popolazione già molto colpita.
Tutto ciò si ripercuote a livello sociale e sanitario. Alcuni fenomeni come ad esempio, l’abbandono scolastico, le gravidanze precoci e le violenze domestiche e gli abusi sulle donne sono aumentati durante i lunghi periodi di confinamento. Hanno subito un impennata anche i casi di trasmissione di Hiv e sono state trascurate altre campagne di prevenzione per patologie come la malaria.
Lo conferma Amref Health Africa, tra le organizzazioni più impegnate sul continente in ambito sanitario, d’igiene pubblico e sostegno all’infanzia, che ha fatto emergere in diversi appelli, interviste e rapporti gli effetti a lungo termine della pandemia in questi ambiti. Durante la pandemia l’ong ha predisposto diverse attività di sensibilizzazione e di distribuzione di materiale sanitario di prevenzione utilizzando équipe sul terreno denominate, Village health team (Vht).
Come riportato da diverse testimonianze, gli operatori hanno dovuto affrontare non poche difficoltà rapportandosi con una popolazione impaurita è diffidente a causa della disinformazione.
Questo è un altro grande ostacolo che ha rallentato ulteriormente la campagna vaccinale in Africa: lo scetticismo e la sfiducia contro la vaccino per una malattia “importata” generato da idee complottiste contro l’Occidente . Anche questa è una lotta su cui gli Stati e le Organizzazioni internazionali dovranno investire come ricordato proprio da Amref.
Di recente con l’approssimarsi del summit del Wto, Guglielmo Micucci, direttore Generale Amref Health Africa in Italia, ha rilanciato un appello a firmare la petizione per proporre cinque azioni essenziali alle istituzioni mondiali al fine di garantire la vaccinazione nei Paesi a basso reddito.
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