È stato approvato il primo vaccino per le api

Negli Stati Uniti debutta il primo vaccino per le api: le immunizzerà dalla peste americana, una patologia molto contagiosa.

  • Il dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti ha approvato il primo vaccino per le api.
  • Permette di immunizzare le api dalla peste americana, malattia molto aggressiva e rapida nel diffondersi.
  • Proteggere gli insetti impollinatori è una priorità, perché da loro dipendono la salute degli ecosistemi e la nostra sicurezza alimentare.

Dagli Stati Uniti arriva una notizia che fa ben sperare per il futuro delle api, preziosi insetti impollinatori periodicamente soggetti a patologie infettive. Il dipartimento per l’Agricoltura (Usda) ha infatti dato l’approvazione condizionata al primo vaccino per le api.

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Le api sono tra le specie fondamentali per il mantenimento della biodiversità © iStockphoto

Come funziona il vaccino per le api

Il vaccino è messo a punto dalla società di biotecnologie statunitense Dalan animal health e prodotto da Diamond animal health. Permette di immunizzare le api mellifere dalla peste americana, malattia molto aggressiva e rapida nel diffondersi. Semplificando, il batterio responsabile (Paenibacillus larvae), morto, viene incorporato nella pappa reale che le api operaie somministrano alla regina. Così facendo, il vaccino arriva nelle sue ovaie e l’immunità viene trasmessa alle larve in via di sviluppo.

“Ci sono milioni di alveari nel mondo, e non hanno un buon sistema sanitario se paragonato con quello di altri animali”, sostiene Dalail Freitak, professore associato all’università Karl-Franzens di Graz, in Austria, e responsabile scientifico di Dalan. “Ora abbiamo gli strumenti per migliorare la loro resistenza contro le malattie”. Stando all’azienda, questo primo vaccino potrebbe fungere da modello per molti altri.

Perché abbiamo bisogno di vaccinare le api

La peste americana, come suggerisce il nome, è stata identificata e studiata per la prima volta negli Stati Uniti ma ormai è diffusa in tutto il mondo. È una malattia batterica che colpisce le covate delle api mellifere, in particolare le larve di uno o due giorni, che assumono un colore scuro e una consistenza vischiosa, per poi morire lasciando sulla parete della celletta scaglie nerastre altamente contagiose. La patologia è molto difficile da debellare, perché il batterio Paenibacillus larvae si diffonde attraverso spore che restano in vita anche per decenni, in ambienti secchi e umidi, resistendo anche a temperature altissime.

Questa per giunta è una delle attuali minacce per la sopravvivenza degli insetti impollinatori, determinanti per gli ecosistemi e la nostra stessa sicurezza alimentare. Ma non è l’unica. A decimare le loro popolazioni sono anche le pratiche agricole intensive, l’uso eccessivo di pesticidi di sintesi (tra cui i famigerati neonicotinoidi) e le temperature più elevate associate ai cambiamenti climatici. Nell’insieme, è a rischio di estinzione quasi il 35 per cento degli impollinatori invertebrati, in particolare api e farfalle, e il 17 per cento dei vertebrati, tra cui i pipistrelli.

Perché la salute degli insetti impollinatori è così importante

Gli insetti impollinatori svolgono un servizio ecosistemico essenziale, aiutando i fiori a riprodursi e contribuendo alla biodiversità. Circa i due terzi delle coltivazioni destinate al consumo umano vengono impollinati: si tratta, per citarne alcune, di mandorle, mele, cipolle, zucche, fragole. La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione ha un valore economico compreso tra i 199 e i 589 miliardi di euro; ne consegue che, se dovessimo tradurre in denaro il contributo dell’impollinazione, arriveremmo a un totale globale di 153 miliardi di euro, di cui 22 in Europa.  La scomparsa di api e altri insetti sarebbe dunque una catastrofe per il nostro pianeta e per la nostra stessa sicurezza alimentare.

Oltre a questo, recenti studi dimostrano che la presenza di api accelera il ripristino della vegetazione anche in condizioni estreme, per esempio dopo un incendio o in aree prossime alla desertificazione.

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