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Patricio Rodrigo, segretario esecutivo del Consiglio di Difesa della Patagonia, ha definito la decisione “il più grande trionfo del movimento ambientalista in Cile”. Il rifiuto del progetto HidroAysèn, un sistema di dighe da 8 miliardi di dollari che avrebbe dovuto rispondere a una parte della richiesta del fabbisogno energetico del Paese, sorprende i dirigenti della
Patricio Rodrigo, segretario esecutivo del Consiglio di Difesa della Patagonia, ha definito la decisione “il più grande trionfo del movimento ambientalista in Cile”. Il rifiuto del progetto HidroAysèn, un sistema di dighe da 8 miliardi di dollari che avrebbe dovuto rispondere a una parte della richiesta del fabbisogno energetico del Paese, sorprende i dirigenti della compagnia idroelettrica e fa esultare gli attivisti.
Il piano prevedeva la costruzione di cinque dighe per la produzione di energia idroelettrica sui fiumi Baker e Pascua nell’Aysen, una regione della Patagonia meridionale, e la creazione di 1.600 km di linee elettriche per portare l’energia in tutto il Paese. Il sistema di impianti avrebbe dovuto produrre un totale di 2.750 megawatt, quasi un terzo delle esigenze attuali del Cile, entro i prossimi 12 anni.
I dirigenti del piano HidroAysèn avevano promesso, oltre a tanta elettricità a basso costo, anche posti di lavoro, infrastrutture e borse di studio per i giovani residenti della zona. I rappresentanti del governo hanno tuttavia preferito decidere diversamente.
I ministri dell’Agricoltura, dell’Energia, del Settore minerario, dell’Economia e della Salute hanno infatti votato compatti per dire no al progetto e tutelare invece il territorio, evitando così di trasferire tre dozzine di famiglie, tagliare boschi, allagare 5.700 ettari di terreno in un’area in cui è sviluppato l’ecoturismo e mettere a rischio le specie animali, tra cui il cervo Huemul del sud delle Ande, di cui sono rimasti appena 1.000 esemplari stimati.
“Non saremo condannati a bere oro”, afferma Margarita Baigorria Cruces, una residente locale di Aysen che ha condotto una campagna contro il progetto promuovendo una petizione per il gruppo di attivisti Avaaz. “L’acqua è il nostro tesoro e questa è una vittoria storica che doveva arrivare prima o poi. L’ultima cosa che si perde è la speranza”.
I vertici della HidroAysèn, di cui sono azionisti per il 51 per cento la europea Endesa e per il 49 per cento la cilena Colbun SA, non hanno rilasciato commenti “a caldo”. C’è però da aspettarsi che impugnino la decisione del governo e inizino una lunga battaglia legale.
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