I’m perfect. Walmart mette in vendita frutta e verdura “brutta”

La catena americana ha deciso di combattere lo spreco alimentare inventandosi un nuovo marchio. Ed evitare così di buttare cibo ancora commestibile.

Se ne parla sempre di più. E pare che pure le grandi catene di distribuzione si stiano accorgendo dell’enorme quantità di cibo ancora buono che ogni anno viene gettato nella spazzatura. Non solo uno spreco di cibo, ma di risorse naturali, energia, lavoro. Solo in Italia lo spreco alimentare vale oltre 13 miliardi di euro. Più o meno un punto di Pil (Prodotto interno lordo). In tutto il pianeta il valore dello spreco si aggira su cifre esorbitanti: 1.000 miliardi di dollari, in crescita di 2.600 miliardi l’anno.

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La nuova linea di frutta e verdura “brutta”, ma buona. Foto via Walmart

 

Walmart lancia un nuovo marchio

Per questo dopo il caso divenuto legge in Francia che vieta ai supermercati più grandi di 400 metri quadri di sprecare cibo ancora in buone condizioni, da oltreoceano ci prova Walmart a ridurre lo spreco alimentare. Con una nuova linea di prodotti: la “I’m perfect”, letteralmente “Sono perfetta”. Così frutta e verdura con piccole ammaccature, dalle forme “non convenzionali”, trova di nuovo spazio tra gli scaffali.

“Il fornitore è venuto da noi e ci ha detto ‘Hey, abbiamo patate che sembrano un po’ diverse dal solito, c’è un modo per venderle nei vostri store?’”, ha raccontato John Forrest Ales, di Walmart. La stessa catena di supermercati ha stimato che i cittadini americani buttano 29 miliardi di dollari l’anno di cibo ancora commestibile. “Mentre la consistenza e il sapore rimangono perfetti, il danno esterno di solito rende questi frutti invendibili sul mercato del fresco, perché non riescono a soddisfare gli standard di qualità tradizionali”, ha scritto sul blog aziendale Shawn Baldwin, vice presidente senior per l’approvvigionamento alimentare di Walmart.

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La nuova etichetta, prensente da oggi nei negozi della catena. Foto via Walmart

La strategia rifiuti zero

La decisione entra a pieno titolo nel programma “zero waste” del gruppo americano, che spiega come “Il nostro obiettivo di raggiungere i rifiuti zero in tutte le nostre operazioni globali è impegnativo, ma continuiamo a fare progressi misurabili. Negli Stati Uniti, oltre l’81 per cento dei materiali che passano nei nostri negozi e centri di distribuzione viene deviato dalle discariche”. In Giappone e Uk è stato superato il 90 per cento, mentre Canada e Messico si aggira sul 70 per cento.

Il gruppo, nel 2013, ha donato circa 260 mila tonnellate di cibo ad associazioni caritatevoli e Ong, per un corrispettivo di 380 milioni di pasti.

 

Marketing creativo

È questa forse la leva migliore per far scattare quella molla e cambiare le abitudini dei consumatori. Inventare nuove categorie di prodotti, nuove linee, che siano appetibili – in tutti i sensi – e che diano comunque una scelta. Solo così si potrà arrivare ad una reale riduzione degli sprechi alimentari.

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