
Come è cambiata la sensibilità dei consumatori negli ultimi 25 anni? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Saviola, Presidente di Gruppo Saviola.
Il 9 novembre si è svolta la prima conferenza della Water defenders alliance: porti, enti di ricerca, aziende e istituzioni insieme per il mare.
“Le soluzioni per difendere il mare, in Italia, ci sono. Il nostro compito è fare rete e metterle a sistema”. Lajal Andreoletti, responsabile dei progetti ambientali di LifeGate, è stata molto chiara. Il tema della condivisione di tecnologie e soluzioni con tutti gli attori della scietà, ma anche degli sforzi per la difesa del mare, è stato il messaggio principale della prima conferenza dedicata alla Water defenders alliance dal titolo Water Defenders Alliance: soluzioni concrete, misurabili e science-based per difendere i nostri mari, che si è svolta durante l’ultima edizione di Ecomondo lo scorso 9 novembre.
Introdotta da Tommaso Perrone, direttore di LifeGate, e dalla stessa Andreoletti, la conferenza è stata un momento per presentare il progetto nato a giugno 2023 e per far conoscere al pubblico i primi membri dell’alleanza e le prime soluzioni adottate. Come ha sottolineato all’inizio del talk Simone Molteni, che di LifeGate è direttore scientifico, si tratta di soluzioni ispirate dall’economia rigenerativa: per difendere il mare, non basta ridurre il proprio impatto ambientale, bisogna anche impegnarsi a rigenerare gli habitat distrutti o fortemente danneggiati.
Questo è quello che ha iniziato a fare il progetto LifeGate PlasticLess cinque anni fa, attraverso la raccolta di rifiuti galleggianti con tre diversi tipi di dispositivi installati nelle marine e nei porti. Le tonnellate di plastica raccolte finora sono 154, pari a 10 milioni di bottigliette che, messe in fila, farebbero per due volte la lunghezza della Penisola. A un certo punto, però, ci si è resi conto che si poteva – e si doveva – fare di più.
“La scintilla”, ha affermato Andreoletti, “è nata quando abbiamo capito, parlando con persone, imprese, istituzioni, enti di ricerca e università, che le ricerche e soluzioni non vengono condivise. Serve allearsi per difendere le nostre acque”. Oltre al problema dell’inquinamento da plastica, infatti, sono stati individuati due altri temi: quello dell’inquinamento chimico da idrocarburi e quello della fragilità degli habitat.
La prima parte del panel si è focalizzata proprio sulla salute del mare, con Emilio Mancuso, biologo marino, presidente di Verdeacqua e tra i primi water defender, e Pietro Formis, fotografo e documentarista, premiato al Wildlife photographer of the year 2023.
Mancuso ha ricordato che il Mediterraneo è un hotspot della biodiversità mondiale dal 1982. Tutelarlo è fondamentale. E nonostante sia tra i mari più antropizzati e sfruttati, dimostra ancora una grandissima resilienza. “Ma questa non deve essere una scusa,” ha affermato il biologo. “Dobbiamo ricordarci che noi siamo parte del problema. La crisi climatica rende più poveri gli habitat e meno biodiversi, quindi più fragili. Tutto viene amplificato. Serve agire con velocità e fare lavoro di squadra, per essere anche parte della soluzione.”
Formis, presentando alcuni suoi scatti, ha invece ricordato il valore della bruttezza nelle foto naturalistiche. “Di solito, si cerca di far sognare, ci sono habitat incredibili. Come fotografo, dovrei eliminare i rifiuti, la plastica spezzettata, tutto ciò che è brutto. Io penso invece che valga la pena di mostrare questa “bruttezza”, gli habitat marini non sono sempre belli, proprio a causa di questi rifiuti. La foto sensibilizza, crea consapevolezza del problema”.
Nella seconda parte del panel sono intervenuti Mauro Delle Fratte, Exhibition manager di Italian Exhibition Group, e Giovanni Sorci, Presidente della Marina di Rimini, entrambi membri dell’alleanza.
“L’adesione al progetto e l’adozione di un dispositivo mangiaplastica come il Trash Collec’Thor rientra in un piano di sostenibilità dell’azienda”, ha detto Delle Fratte. “Come fiera, ci impegniamo in diverse attività divulgative e educative, rivolte a cittadini e scuole. Anche questo senso, il progetto Water defenders alliance ci è piaciuto e abbiamo voluto dare un segnale per la comunità”. Per IEG è infatto importante portare sul territorio riminese tutti i temi legati all’economia circolare e alla blue economy, con l’ambizione di raggiungere soprattutto i più giovani, “Quelli che svolgeranno i green jobs di domani”. Sul tema della sensibilizzazione, gli ha fatto eco Sorci, ricordando che il Marina di Rimini è stato tra i primi primi porti a installare il Seabin, e a fare “scuola” ai propri utenti, prestando grandissima attenzione all’ecologia.
Ma quali sono le soluzioni per difendere i mari? L’alleanza ne adotta diverse. Oltre ai dispositivi “mangiaplastica”, si sta lavorando sul ripristino delle praterie di Posidonia oceanica danneggiate e sull’utilizzo di mitili, che possono promuovere la biodiversità grazie alla formazione di reef, filtrare l’acqua inquinata e catturare CO2 grazie alla formazione delle conchiglie. Ma non solo. A parlare di una terza, promettente soluzione per l’inquinamento chimico è intervenuto Alessandro Taini, Ceo di T1 solutions.
“Nel Mediterraneo vengono sversate 600 mila tonnellate di idrocarburi ogni anno, è un problema grande e poco affrontato”, ha ricordato Taini. “Di solito il recupero degli sversamenti attraverso mezzi meccanici o chimici è del 5-20 per cento. T1 ha invece sviluppato una spugna che assorbe solo l’olio, è riutilizzabile e cattura quasi il 100 per cento dell’olio, che poi può essere riutilizzato”. Un vero esempio di economia circolare, insomma, capace di stoccare oli esausti e per rimetterli nel ciclo produttivo.
Nell’ultima parte della conferenza – ma di sicuro non meno importante – si è affrontato il ruolo delle imprese nell’alleanza. Tra le prime ad aver aderito c’è Bolton Food, rappresentata da Roberta Signori, Sustainable development manager fishing & healthy oceans dell’azienda.
“Per il nostro business dobbiamo tanto al mare. La strategia di sostenibilità è già parte dell’azienda,” ha ricordato Signori. “Il progetto con LifeGate nasce nel 2014, nell’Area marina protetta delle isole Egadi. Abbiamo iniziato con la protezione della prateria di Posidonia, coi dissuasori per la pesca illegale, con il supporto al centro che ospita le tartarughe marine, all’osservatorio per la foca monaca di Marettimo. Nel 2021 abbiamo installato un Seabin a Favignana. Ora che il progetto si è trasformato in un’alleanza, non potevamo tirarci indietro.
Siamo convinti che bisogna lavorare con un approccio trasformativo, dove scienza e tecnologia sono fondamentali per sensibilizzare le persone, che poi sono quelle che fanno la differenza”.
Tommaso Perrone ha chiesto a ciascuno dei water defenders gli obiettivi da qui a un anno. Immaginando di tornare a Ecomondo 2024, quali risultati si vogliono raggiungere? Per Mancuso, la speranza è tornare tra un anno per raccontare i numeri e i dati di quello che è stato fatto concretamente, “per aiutare noi stessi a ripristinare quei servizi ecosistemici che il mare ci dà e che ci servono”. Per Formis è importante continuare a raccontare la biodiversità del mare Adriatico, poco nota, ma preziosa, mentre per Taini l’obiettivo è fare cultura e prevenzione. Per Delle Fratte e Sorci sarà interessante vedere le ricadute del progetto sul territorio, sia in termini di azione sul mare che di sensibilizzazione, così come per Signori, che in occasione del decennale della partnership con le Egadi, spera in un maggiore coinvolgimento della popolazione.
E per LifeGate? “L’obiettivo è tanto semplice quanto sfidante”, conclude Andreoletti. “Completare il 100 per cento delle sfide in tutti i porti e Aree marine protette, continuare ad ascoltare le istanze di chi il mare lo vive e continuare a implementare nuove soluzioni. Su waterdefenders.it c’è spazio per candidare le proprie soluzioni. Una cosa è certa: non ci fermiamo qui”.
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