Centinaia di studenti sono stati arrestati per le proteste universitarie contro Israele. E nel parlamento c’è chi invoca l’esercito.
Yemen, nuovo fronte nella guerra: si spacca il blocco sunnita. Violenti scontri nel sud del paese
Una faida interna è esplosa nel fronte sunnita che controlla il sud dello Yemen. Decine i morti e centinaia i feriti. Popolazione sempre più allo stremo.
Tra attentati suicidi e popolazione allo stremo, nella guerra che dilania da tre anni lo Yemen si è aperto un nuovo fronte. Il blocco sunnita che combatte i ribelli houti e controlla il sud del paese si è infatti spaccato tra coloro che sono rimasti leali al presidente Abdrabbuh Mansour Hadi e quelli, separatisti, che invece chiedono al governo locale di fare un passo indietro.
Quattordici morti in un attacco suicida a Ataq
Così, da alcuni giorni si moltiplicano gli scontri tra gli ex alleati nel Sud del paese, che si intrecciano con gli attacchi dei militanti islamici. Quattordici soldati sono stati uccisi nella mattinata di martedì 30 gennaio nella provincia di Shabwa. L’attacco ha preso di mira un posto di blocco tenuto da separatisti sostenuti dagli Emirati Arabi Uniti nella città di Ataq. Secondo fonti anonime riferite dall’agenzia Afp, la paternità dell’attentato andrebbe ricondotta a gruppi estremisti legati ad al-Qaeda. Testimoni oculari hanno parlato di un kamikaze che si è lanciato a bordo di un’autobomba sul checkpoint, facendosi saltare in aria. E di uomini armati che immediatamente dopo hanno aperto il fuoco contro i militari.
Yemen’s prime minister prepares to flee as separatists reach presidential palace gates https://t.co/9pZGmDvhwJ
— TIME (@TIME) January 30, 2018
La provincia teatro dell’attacco è controllata dal governo del presidente Hadi, sostenuto a sua volta da una coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita, presente nello Yemen dal 2015 con l’obiettivo di sedare, nel nord, la rivolta dei ribelli sciiti houti. Questi ultimi hanno però conquistato vaste regioni settentrionali della nazione, compresa la capitale Sana’a, nella quale lo scorso 4 dicembre è stato ucciso l’ex presidente Ali Abdallah Saleh.
Violenti scontri nella città portuale di Aden, la seconda più grande dello Yemen
Intanto, nelle regioni meridionali, la faida interna tra separatisti e lealisti si è trasformata da domenica 28 gennaio in un aspro conflitto armato. Fonti internazionali parlano di almeno 36 morti e più di cento feritinella città portuale di Aden, la seconda più importante dello Yemen. Proprio domenica, infatti, è scaduto un ultimatum da parte del Consiglio di transizione del sud, organismo decisionale dei separatisti che chiedeva la destituzione del primo ministro Ahmed ben Dagher. Il governo, da parte sua, ha parlato invece di “tentativo di golpe”.
Intanto, sempre a Aden, la popolazione è sempre più allo stremo. Lo stato è incapace di assicurare i servizi di base: scuole e ospedali sono nel caos. Un pescatore sessantenne, intervistato dalla radio francese France Info ha parlato di “vita impossibile: tutto costa cifre esorbitanti ormai, la nostra moneta nazionale non ha più alcun valore. Non ci sono più leggi, più istituzioni. Non ce la facciamo più”.
Al nord l’embargo saudita fa mancare il cibo
L’emittente riferisce inoltre di “strade della città invase da montagne di rifiuti, nelle quali adulti e bambini frugano alla ricerca di cibo”. La fame è già una realtà nel nord controllato dagli houti, poiché sottoposto a un duro embargo da parte dei sauditi. Per questo, numerosi profughi hanno abbandonato la capitale Sana’a nei mesi scorsi, trasferendosi proprio a Aden.
Yemen’s complicated war just got more complicated — explained in 5 questions https://t.co/oofQznkuHA pic.twitter.com/UGLDmCzwJQ
— Al Jazeera English (@AJEnglish) January 30, 2018
Un reportage della televisione Yemen Today ha mostrato una famiglia intera morta di stenti nella propria casa. Una situazione che è ormai talmente drammatica da convincere molti ad unirsi alle milizie ribelli houti, con l’obiettivo di guadagnare ciò che serve per nutrire parenti e amici. Il che alimenta ulteriormente una guerra che si annuncia ancora molto lunga, in uno scacchiere sempre più complesso.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Centinaia di migliaia di argentini sono scesi in piazza contro i tagli all’università voluti da Milei, che in campagna elettorale ha promesso di tagliare i bilanci con la motosega.
Dopo le accuse di molestie da parte delle sue calciatrici e le minacce ricevute, si è dimesso l’allenatore del Santos Femminile Kleiton Lima
La legge sugli agenti stranieri, usata in Russia per reprimere il dissenso, è stata approvata in prima lettura. Migliaia di persone hanno manifestato davanti al parlamento di Tbilisi: temono che la normativa comprometta i colloqui di adesione all’Unione europea.
Diverse fosse comuni sono state rinvenute nei pressi degli ospedali al Nasser e al Shifa, a Gaza. L’Onu chiede un’indagine indipendente.
Ci sono state alcune esplosioni in Iran. Fonti israeliane e iraniane parlano di attacco israeliano, ma mancano informazioni ufficiali.
In Sudan c’è la più grave crisi umanitaria al mondo, nonostante la poca attenzione della comunità internazionale sul conflitto iniziato un anno fa.
Dopo tre anni di carcerazione, Aung San Suu Kyi è stata trasferita ai domiciliari a causa del caldo torrido che sta colpendo il Myanmar.
A distanza di vent’anni, inizia la causa civile contro la società di contractor accusata di aver torturato i detenuti del carcere di Abu Ghraib.