Prendiamoci cura del clima

Youba Sokona, Ipcc. Siamo sulla rotta verso l’aumento di 3 gradi della temperatura media globale

Il vicepresidente dell’Ipcc Youba Sokona avverte che gli sforzi per contenere l’aumento della temperatura media globale non sono sufficienti: “Serve un cambiamento radicale della società”.

La Cop 24 è entrata nel vivo. Questa conferenza delle parti dovrà definire la maggior parte delle regole necessarie all’implementazione dell’Accordo di Parigi, noto tra gli addetti al settore come “Paris rulebook”. L’Ipcc, il Gruppo intergovernativo su cambiamenti climatici, a poche settimane dal suo inizio, ha rilasciato il  Global Warming of 1.5 °C, nel quale vengono presi in considerazione gli effetti che la nostra società dovrà subire con un tale incremento della temperatura. Mentre il pianeta sopravviverà, come ha sempre fatto, sarà la nostra specie a subirne le conseguenze. Al Festival per la Terra tenutosi a Venezia il 3 e 4 dicembre scorsi, tra le varie autorità, scienziati e istituzioni presenti, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il vicepresidente dell’Ipcc Youba Sokona per chiedergli a che punto siamo nel raggiungimento degli obiettivi che la comunità internazionale si è posta a Parigi nel 2015.

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Il principe Alberto II di Monaco e il vice presidente dell’Ipcc Youba Sokona © For

Se dovesse riassumerlo, qual è il messaggio chiave dell’ultimo rapporto dell’Ipcc?
Il messaggio fondamentale è che abbiamo bisogno di una profonda trasformazione di interi settori della società, in particolare quello energetico, per decarbonizzare la produzione di elettricità. Il che significherebbe decarbonizzare l’intera economia. Inoltre dovremmo affrontare i cambiamenti climatici così come stiamo cercando di affrontare altri problemi della società, come la povertà o lo sviluppo sostenibile. Oggi abbiamo le prove che i cambiamenti climatici colpiscono molte città, così come interi ecosistemi. Ogni piccolo aumento della temperatura è importante, così come ogni singolo strumento per ridurlo.

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Prendiamo ad esempio il settore energetico: un cambiamento così radicale è molto complesso, guardando anche a ciò che ha dichiarato la Polonia all’apertura dei lavori della Cop 24…
Dipende. Prendiamo ad esempio due situazioni agli antipodi: se pensate all’Africa, dove lo sviluppo è ancora agli inizi e in molti casi il sistema energetico deve essere ancora realizzato, lì stiamo vedendo una vera rivoluzione per quanto riguarda la produzione di energia da rinnovabili. È infatti possibile produrre da pochi a centinaia di watt in maniera scalabile. Quindi con un sistema energetico diverso da quello che abbiamo nei paesi industrializzati. Se invece guardiamo ai paesi industrializzati è ovvio ci vorrà del tempo, perché qui abbiamo ancora un mix di sistemi produttivi diversi. Pensiamo ad esempio dove c’è il nucleare o il carbone.

Quindi c’è bisogno di un cambiamento radicale della società in cui viviamo?
C’è bisogno di educare le persone, perché non si tratta solo di tecnologia. I media hanno un ruolo fondamentale, ogni giorno dovrebbe esserci una notizia sui problemi climatici. E dovreste dire alle persone che ogni singolo comportamento conta per ridurre le emissioni. Pensate ai trasporti e alle singole opportunità che ci sono in Europa: posso scegliere di andare a piedi, di prendere la bici o la metro. Ma dobbiamo anche capire che il cambiamento climatico non sta avvenendo in settori isolati della società. Dobbiamo comprendere che ogni settore della società è coinvolto. Guardate ad esempio quello che sta accadendo in Francia con il gilet gialli. Questa è la dimostrazione che non possiamo risolvere il problema climatico se non affrontiamo gli altri problemi della società. Come le disuguaglianze, la mobilità sociale, la povertà. È per questo che nel rapporto dell’Ipcc è chiaramente indicato che avremmo bisogno di un cambiamento radicale della società.

Difficile essere ottimisti. Le emissioni hanno ricominciato a salire, mentre l’Accordo di Parigi non è sufficiente a restare “ben al di sotto dei 2 gradi”. È così?
Dopo l’Accordo di Parigi i governi hanno richiesto che l’Ipcc condividesse le scoperte della scienza riguardo gli impatti del riscaldamento globale a 1,5 gradi e i percorsi da intraprendere che ci permetterebbero di mantenere il riscaldamento a quel livello. Una volta analizzate le oltre 6mila pubblicazioni oggi disponibili, nella relazione mostriamo come gli impegni presi dai governi a partire dall’Accordo di Parigi non sono sufficienti per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi , al contrario ci porterebbero al raggiungimento dei 3 gradi entro la fine del secolo. Inoltre dimostriamo come ci sia un’enorme differenza tra il rimanere al di sotto di 1,5 gradi piuttosto che arrivare a 2 gradi. La nostra relazione dimostra che limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi implicherebbe la riduzione delle emissioni di diossido di carbonio del 45 per cento circa entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010. E per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, le emissioni globali di CO2 dovrebbero azzerarsi entro il 2050. Abbiamo inoltre indicato gli impatti che ci saranno in termini di perdita di biodiversità, incremento delle povertà, di future migrazioni, oltre a fornire diverse opzioni e come raggiungerle. Ovviamente non sarà facile, ma dobbiamo agire ora.

Stiamo vivendo però un momento storico in cui i cosiddetti scettici sembrano avere sempre più spazio. Sia nel mondo politico che nella società civile. Perché c’è ancora questa difficoltà di comunicazione tra mondo scientifico e il resto della società?
La scienza è chiara. E lo è sempre stata anche in tutti i rapporti rilasciati dall’Ipcc. Ogni rapporto pubblicato indicava le nuove conoscenze che il mondo scientifico aveva raggiunto. Sa, in ogni rapporto c’è sempre stato chi negava le evidenze scientifiche, e ciò era legato ai differenti settori che venivano presi in considerazione. C’è ad esempio chi continua a supportare il fatto che possiamo continuare questo “business as usual” basato sui combustibili fossili perché abbiamo la tecnologia per prendere la CO2 dall’atmosfera e stoccarla. Ma oggi non abbiamo ancora questa tecnologia, e non abbiamo idea delle conseguenze che potrebbe avere. Abbiamo bisogno di una politica che prenda decisioni drastiche e che guardi al lungo termine, non pensando a vincere le prossime elezioni. La finestra per agire si sta chiudendo.

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