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Le piogge tanto attese nei mesi della semina non sono arrivate, lasciando lo Zimbabwe in preda alla siccità. Nelle foto di Stefano Stranges, la tenacia delle comunità locali nell’affrontare la crisi climatica.
La lussureggiante Rhodesia, oggi conosciuta come Zimbabwe, descritta dalla scrittrice britannica Doris Lessing sta diventando sempre più arida. In alcune aree del sudest di questo Paese dell’Africa australe le piogge a lungo attese dalla popolazione nei mesi della semina non sono arrivate, anche a causa degli effetti avversi del fenomeno del Niño. Per questo il governo zimbabwiano stima che 2,5 milioni di persone siano a rischio di malnutrizione, tra cui la metà bambini.
I cambiamenti climatici impongono una modifica profonda delle tecniche di coltivazione dei prodotti di base dell’alimentazione locale (come sorgo e mais) e di allevamento del bestiame, data la scarsità d’acqua e il moltiplicarsi delle malattie portate da zecche e altri insetti, come il bruco della lafigma.
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Il fotografo Stefano Stranges ha visitato la provincia di Masvingo, dove gli effetti dei cambiamenti climatici sono particolarmente evidenti, realizzando un reportage sui problemi affrontati dalla popolazione a causa della siccità e le soluzioni offerte dal progetto dell’ong Terre des Hommes.
Per questo un consorzio di ong, tra cui Terre des Hommes, sta portando avanti un progetto per lo sviluppo di pratiche sostenibili in agricoltura e allevamento per migliorare la resilienza delle comunità rurali di Beitbridge e Mwenezi (provincia di Masvingo, nel sudest dello Zimbabwe) con fondi dell’agenzia italiana per la cooperazione internazionale.
In una zona in cui tutte le infrastrutture per l’approvvigionamento dell’acqua erano in rovina, e quindi inservibili, il progetto di Terre des Hommes ha riabilitato delle cisterne sotterranee e soprelevate che riforniscono i villaggi, con l’installazione di pannelli solari per migliorare il rifornimento di acqua alle cisterne.
Oltre a dare formazione agli agricoltori locali per la coltivazione di prodotti ad alto valore grazie a tecniche avanzate d’irrigazione, gli operatori del progetto hanno favorito la nascita di programmi per il microrisparmio e prestito nei villaggi. Grazie a nuovi silos ermetici per lo stoccaggio dei cereali, gli agricoltori adesso possono conservare più a lungo e in modo sicuro i propri raccolti.
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I piccoli allevatori di bestiame sono stati coinvolti in un programma di promozione di pratiche sostenibili di allevamento degli animali e dell’uso di razze autoctone di capre e polli. Una serie di sessioni informative per le famiglie sono dedicate alle pratiche corrette di alimentazione per neonati e bambini, agricoltura e nutrizione e metodi di trasformazione degli alimenti che conservano i nutrienti. Specifiche sessioni sono destinate alle donne incinte e a quelle che allattano, agli insegnanti, in collaborazione con gli operatori sanitari dei villaggi.
Tutti gli abitanti delle comunità coinvolte (circa 15mila persone) sono stati coinvolti nello sviluppo di strategie per la riduzione dei rischi indotti da disastri naturali, come appunto la siccità e le alluvioni improvvise, eventi estremi che purtroppo hanno contribuito al degrado del territorio.
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