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L’Islanda ha annunciato che quest’anno non aprirà la caccia alle balenottere. La scelta è di carattere economico, l’esportazione di carne di balena è infatti sempre più difficoltosa.
L’Islanda, insieme a Giappone e Norvegia, è uno dei paesi che continua a violare la moratoria emessa nel 1986 dalla Commissione baleniera internazionale (Iwc), che vieta la caccia alle balene per scopi commerciali. Il Paese nordico è inoltre l’unico al mondo a cacciare anche le balenottere comuni (Balaenoptera physalus), cetacei a rischio d’estinzione.
Lo scorso anno le baleniere islandesi hanno ucciso oltre 150 balenottere comuni, in totale sarebbero 706 le balene appartenenti a questa specie minacciata uccise dal 2006, anno in cui l’Islanda ha ripreso la caccia commerciale. Nel 2016, però, nessuna balenottera comune sarà uccisa nelle acque islandesi, lo ha annunciato Kristjan Loftsson, direttore della principale compagnia baleniera islandese, la Hvalur.
Le motivazioni non sono di carattere etico ma economico, gli islandesi infatti non mangiano la carne delle balenottere comuni, questa specie viene cacciata solo per essere poi venduta in Giappone. L’esportazione è però sempre più difficoltosa a causa di problemi logistici, sembra che alcuni porti internazionali si oppongano al transito di carne di balena, del calo di consumo anche da parte dei giapponesi e della crescente opposizione internazionale per la caccia ai cetacei.
La notizia è stata accolta con entusiasmo da parte delle associazioni ambientaliste e da tutti gli amanti delle balene. “Questa è una grande notizia per le balene e per tutti coloro che si sono opposti a questa caccia inutile e senza senso” si legge in un comunicato di Greenpeace.
Si tratta senza dubbio di una decisione positiva, sembra però che riguardi esclusivamente le balenottere comuni, la caccia alle balenottere minori (Balaenoptera acutorostrata) dovrebbe infatti cominciare a maggio. Le balenottere comuni potranno dunque nuotare senza timore di essere uccise e macellate questa estate, lo stesso non può però dirsi per le loro cugine.
La tendenza tuttavia è in netto miglioramento, solo il 3 per cento degli islandesi ha affermato di mangiare regolarmente carne di balena e la percentuale di turisti che dice di averla assaggiata è più che dimezzata negli ultimi cinque anni, passando dal 40 per cento del 2009 al 18 per cento del 2014.
Il whale watching rappresenta invece una delle principali attrazioni turistiche in Islanda e genera oltre undici milioni di euro annui, attirando più di 200mila turisti ogni anno. Perché le balene valgono di più da vive ed è meglio osservarle mentre saltano e nuotano che dentro a un piatto.
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