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Dal primo rapporto di sostenibilità di Autogrill, alla collaborazione con Slowfood e la Fao. La sostenibilità vista come leva per migliorare l’azienda.
È un percorso che dura da 10 anni, quello del Gruppo Autogrill. Un percorso votato ad un modello di sviluppo sostenibile e di lungo periodo, come dimostrano alcuni degli obiettivi raggiunti dalla società di ristorazione presente in tutto il mondo.
Villoresti Est. Foto Giulio Ceppi/Wikipedia
Riduzione dei consumi d’acqua del 10 per cento nei negozi esistenti, -30 per cento in quelli di nuova costruzione. Lo stesso per quanto riguarda l’efficienza energetica e il trattamento dei rifiuti. Uno dei progetti più recenti del gruppo, vero e proprio fiore all’occhiello, è la realizzazione della stazione di servizio Villoresi Est, appena fuori Milano. Certificata Leed Gold, la stazione conta 350 metri quadrati di energia solare e un impianto geotermico che provvede al riscaldamento invernale, mentre la forma a “vulcano” permette di dissipare il calore in eccesso, riducendo i consumi per il raffreddamento in estate.
Si tratta solo di alcune tappe, iniziate ormai dieci anni fa: “Si è trattato di un processo suddiviso principalmente in tre fasi”, spiega Silvio De Girolamo, capo ufficio sostenibilità di Autogrill Group. “La prima nel 2005 attraverso la rendicontazione e attraverso la narrazione all’interno dell’azienda di ciò che facevamo, con la finalità di diffonderela sensibilità ai dipendenti”.
La seconda fase, partita nel 2007, è stata il progetto laboratorio Afuture, ovvero la messa in pratica di tutte quelle azioni volte alla sostenibilità “per provare a migliorare il business – conferma De Girolamo. “Progetto che ha rappresentato la capacità dell’impresa di diffondere queste pratiche e capacità”.
Dal 2012 in poi, dopo 7 anni di sperimentazioni, arrivano i veri e propri obiettivi globali, raccolti su una roadmap ben precisa. Ecco allora la collaborazione con Slowfood e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, per sviluppare una nuova forma di ristorazione alleata al territorio: “valorizzazione di prodotti e tradizioni locali, recupero dellebuone pratiche di lavorazione artigianale e degli antichi mestieri, interpretazione sostenibile di nuovi stili alimentari”.
Oltre agli accordi con Wwf e Fao, per la gestione dei rifiuti e degli scarti prodotti nelle fasi di preparazione e servizio nei punti vendita del Gruppo: con Wwf vengono recuperati i rifiuti organici per produrre compost che va a nutrire un orto nell’Oasi di Vanzago. Mentre con Fao il gruppo ha rafforzato ulteriormente l’impegno nella riduzione degli sprechi lungo la catena alimentare, promuovendo allo stesso tempo la commercializzazione dei prodotti provenienti dai piccoli
produttori agricoli dei paesi in via di sviluppo.
Ciò dimostra ancora una volta che adottare un modello di sviluppo sostenibile sul lungo periodo si rivela essere un vero e proprio modello di business, che migliora la reputazione e i risultati economici e finanziari.
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