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Entro il prossimo decennio le tigri potrebbero estinguersi. Fortunatamente la strategia di conservazione Tx2 che prevede di raddoppiarne il numero entro il 2022 sta dando i primi frutti.
La tigre (Panthera tigris) è senza dubbio tra gli animali più carismatici ed ammirati del pianeta, il suo magnetismo e le sue sofisticate tecniche di caccia però possono ben poco dinnanzi ai fucili e alle motoseghe, principali cause del declino della specie. Un dato su tutti fotografa la situazione critica di questo grande felino: ne vivono più esemplari in cattività negli Stati Uniti che liberi in tutto il pianeta.
Secondo una stima del Wwf sopravvivrebbero in natura appena 3.890 tigri, mentre all’inizio del Novecento erano oltre 100mila. Eppure anche questo dato è incompleto perché mancano i dati relativi a molte popolazioni. Proprio la mancanza di informazioni precise sullo stato di questi animali non consente di definire le azioni urgenti da intraprendere.
Nel 2010 si è svolto a San Pietroburgo il Summit tiger durante il quale è stato fissato l’obiettivo Tx2, ovvero raddoppiare il numero delle tigri selvatiche entro il 2022. “Siamo a più di un terzo della strada per il 2022 – ha affermato Baltzer – dobbiamo passare ad un ritmo più veloce e determinato se speriamo di raggiungere l’obiettivo Tx2″.
Nell’aprile del 2016 il Wwf ha annunciato che la popolazione mondiale di tigri è tornata ad aumentare, per la prima volta dopo più di cento anni, passando da 3.200 a 3.890 esemplari e certificando l’efficacia del progetto Tx2. La crescita delle tigri sarebbe dovuta innanzitutto all’intensificarsi degli sforzi di conservazione, grazie anche alle iniziative per mitigare i conflitti tra uomini e felini.
Nonostante il numero di individui sia ancora basso, le popolazioni di tigri sono in lieve ma costante crescita, lasciando intravede uno spiraglio di luce per il futuro di questi grandi felini. Negli ultimi sei anni in Nepal la popolazione delle tigri è aumentata del 19 per cento, mentre il premier indiano Narendra Mohdi ha annunciato i risultati positivi del censimento del 2018 della popolazione indiana di tigre del Bengala. Rispetto al 2014 sono stati contati ben 741 esemplari in più e la popolazione attuale conta 2.967 individui. Un successo straordinario se si pensa che nel 2006 erano rimaste nelle foreste dell’India solo 1.411 tigri. Si prevede inoltre di reintrodurre, nel 2024, le prime tigri siberiane in Kazakistan, per consentire a questi predatori di riconquistare gli antichi territori.
Il 29 luglio in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale della tigre, festeggiata con numerose iniziative soprattutto nei 13 paesi in cui vive questo felino: Bangladesh, India, Birmania, Thailandia, Cambogia, Indonesia, Cina, Malesia, Vietnam, Laos, Bhutan, Nepal e Russia. La ricorrenza, istituita nel 2010, nasce con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e supportare la conservazione di questo grande felino. La principale minaccia per le tigri è rappresentata dal bracconaggio. Sul mercato nero la pelliccia e le ossa di tigre sono tra gli articoli più richiesti, soprattutto in Asia, dove vengono utilizzate nella medicina tradizionale, perpetuando illegalmente credenze prive di qualsiasi fondamento scientifico.
Secondo i biologi le tigri potrebbero estinguersi nel prossimo decennio se non si inverte velocemente la tendenza. Oltre alla caccia di frodo la sopravvivenza di questi maestosi felini è messa a rischio dalla perdita dell’habitat causato dalla deforestazione. Nei paesi del Sudest asiatico intere foreste stanno sparendo per ottenere legname o fare posto ai pascoli. Il ruggito della tigre si sta affievolendo ma il progetto Tx2 merita fiducia e i numeri sembrano incoraggianti. Abbiamo già perso per sempre tre sottospecie di tigre, la tigre di Giava, la tigre del Caspio e la tigre di Bali, ma forse non è troppo tardi per salvare le tigri superstiti, vero e proprio patrimonio naturalistico del mondo intero.
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