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Una ricerca sul ferro rivela che se la dieta degli over 60 è ricca di noci, soia, olio d’oliva e pesce, la mente rimane più attiva.
Il ferro (Fe nella tavola degli elementi) è un prezioso alleato per l’organismo, ma lo è solo se presente nelle giuste quantità. Tra le sue funzioni, alcune sono essenziali per la salute del cervello: dalla comunicazione tra le cellule del sistema nervoso, alla protezione di queste, al mantenimento di un sano metabolismo energetico.
Secondo una recente ricerca americana, condotta dall’University of Kentucky college of medicine, sembra che per mantenere questo equilibrio “magico” negli over 60 un grosso aiuto lo possano dare alcuni alimenti.
Nel naturale processo di invecchiamento è testato che nel cervello si accumuli il ferro. Questo comporta un processo ossidativo che può man mano contribuire a rendere la mente meno attiva. Lo studio americano ha evidenziato che, tra i soggetti analizzati, quelli che avevano introdotto nella dieta di tutti i giorni nutrienti specifici, come noci, soia, olio d’oliva e pesce, mostravano una concentrazione di ferro nel cervello più bassa, rispondendo meglio ai test cognitivi rispetto agli altri partecipanti.
Ma vediamo meglio che cos’è e a che cosa serve questo sale minerale. Il ferro, abbiamo detto, prende parte a diverse funzioni fondamentali dell’organismo. Si tratta di un componente essenziale dell’emoglobina, ovvero la proteina incaricata di trasportare l’ossigeno molecolare dai polmoni ai tessuti che la necessitano, e della mioglobina, la proteina che rifornisce le fibrocellule muscolari. Inoltre è coinvolto in molte attività enzimatiche, ed è necessario nella produzione di ormoni e tessuto connettivo.
Il ferro è presente in grande quantità in pesce, fegato e carne. Si tratta del ferro proveniente da fonte animale, ovvero eme e più facile da assorbire. Ma anche nei vegetali questo minerale si trova in buone quantità: dai legumi, come fagioli e lenticchie, alla frutta secca, fino ai cereali e agli spinaci. Questo è il ferro non eme, ovvero di origine vegetale, e meno facile da assorbire. Un “trucco” utile per facilitare l’assorbimento del ferro è l’abbinamento con la vitamina C, aggiungendo al nostro piatto per esempio limoni e peperoni.
Il fabbisogno di ferro in un individuo dipende dall’età, dal sesso ma anche da condizioni straordinarie come gravidanza e allattamento. In media al giorno un adulto dovrebbe assumere circa 14mg di ferro (valore di riferimento europeo), ma per le donne generalmente è più alto. Una carenza di ferro, in generale, comporta un abbassamento dei globuli rossi e portare a uno stato anemico che implica stanchezza cronica, fisica e mentale, indebolimento delle difese immunitarie e disturbi intestinali. Uno stato particolarmente pericoloso durante la gravidanza perché può avere conseguenze sulla crescita del bambino. Gli eccessi di questo sale minerale, invece, possono causare dolori di stomaco, nausee, vomito e svenimenti fino alle convulsioni e al coma. Una quantità eccessiva di ferro nell’organismo può essere determinata da emocromatosi, una patologia che può portare a cirrosi, malattie del sistema cardiovascolare e cancro al fegato.
Questo studio, recentemente pubblicato su Neurobiology of aging, mette in evidenza quanto sia importante l’equilibrio del ferro per le funzioni cognitive di tutti, in particolare nella terza età, ma nelle giuste quantità. Un eccesso di questo elemento, infatti, è associato a malattie neurologiche come la sclerosi multipla e il morbo di Alzheimer. Gli alti livelli di ferro cerebrale risultano però anche nel normale invecchiamento associato a scarse prestazioni cognitive. Lo studio, che si è concentrato su un gruppo di 73 adulti anziani sani tra i 61 e gli 86 anni, ha usato diversi strumenti di valutazione: dai test di memoria, ai questionari sul loro regime alimentare fino alle risonanze magnetiche per misurare la concentrazione di ferro nel tessuto cerebrale e ha dimostrato che chi si nutriva di determinati alimenti aveva una mente più attiva.
I risultati hanno confermato che l’aumento dell’età è associato a livelli più elevati di concentrazione di ferro nel cervello e prestazioni cognitive più scarse. Tuttavia, gli adulti più anziani del gruppo analizzato con alto apporto dietetico di nutrienti comunemente trovati in noci, soia, olio extravergine d’oliva e pesce (come la vitamina E, lisina, DHA omega-3 e LA omega-6 PUFA) tendevano ad avere un minor accumulo di ferro nel cervello e quindi migliori prestazioni cognitive.
“I nostri risultati suggeriscono che questi nutrienti possono offrire protezione contro l’accumulo di ferro nel cervello e il declino cognitivo negli adulti più anziani”, ha detto Valentinos Zachariou, ricercatore e autore della pubblicazione. “Questi risultati ci motivano nel portare avanti ulteriori studi clinici per valutare se una nutrizione specifica possa rallentare l’accumulo di ferro nel cervello negli adulti più anziani”, ha detto Brian Gold, il neuroscienziato a capo della ricerca.
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