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I due volontari dell’associazione ambientalista sono stati arrestati per aver cercato di ostacolare la tradizionale caccia ai globicefeli.
Come ogni anno in Danimarca, alle Isole Faroe, viene perpetuato un rito crudele, il “Grindagrap”, una mattanza ammantata di tradizione. È il massacro di migliaia di globicefali (Globicephala melas), cetacei conosciuti anche come balene pilota, da parte degli isolani.
Gli animali vengono circondati dalle barche e spinti verso l’acqua bassa, in direzione di piccole baie prestabilite. Qui uomini e bambini fanno a pezzi i cetacei con uncini, ganci e coltelli, tingendo baie intere di rosso. Questa manifestazione non è ben vista dall’opinione pubblica internazionale e da molte associazioni ambientaliste, le quali cercano ogni anno di far rispettare una legge europea che impedisce l’uccisione dei cetacei.
Tra queste c’è Sea Shepherd, organizzazione fondata nel 1977 da Paul Watson per proteggere gli oceani e le specie selvatiche che li abitano. Il 20 luglio due membri di Sea Shepherd, la statunitense Susan Larsen e il tedesco Tom Strerath, sono stati arrestati dalla polizia locale delle Isole Faroe con l’aiuto della Marina militare danese.
In teoria la Danimarca, essendo membro dell’Unione europea, soggetto alle leggi che vietano la caccia dei cetacei, non avrebbe dovuto schierarsi dalla parte dei cacciatori, eppure continua a mostrare il suo sostegno alle Faroe. I due volontari, a bordo dell’imbarcazione Sam Simon, stavano investigando su un flotta di quindici imbarcazioni, sospettate di essere in procinto di uccidere dei globicefali, nel nord-est dell’arcipelago.
La polizia ha arrestato i due volontari con l’accusa della permanenza dell’imbarcazione in acque vietate, ovvero all’interno dell’area prevista per il “Grindagrap”. I due membri di Sea Shepherd verranno accusati per aver violato la legge che regola la caccia ai globicefali e rischiano fino a due anni di carcere.
“Stiamo uccidendo gli oceani – ha affermato il Capitano Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd – circa il 40 per cento del cibo che consumiamo viene dal mare. Anziché uccidere i cetacei dovremmo proteggerli, perché il fitoplancton, alla base di tutta la vita, dipende da loro”.
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