
Le distese di sargasso nelle acque dell’Atlantico hanno raggiunto livelli record. Ma c’è anche chi si rimbocca le maniche per cercare soluzioni.
45 attivisti di Greenpeace di dodici nazionalità hanno bloccato tra lunedì 26 e martedì 27 maggio due piattaforme petrolifere dirette verso il mare Artico. 30 attivisti hanno partecipato all’azione di protesta presso il porto di olandese di Ijmuiden dove si trova la Gsp Saturn della compagnia petrolifera russa Gazprom. Il blitz è durato circa
45 attivisti di Greenpeace di dodici nazionalità hanno bloccato tra lunedì 26 e martedì 27 maggio due piattaforme petrolifere dirette verso il mare Artico.
30 attivisti hanno partecipato all’azione di protesta presso il porto di olandese di Ijmuiden dove si trova la Gsp Saturn della compagnia petrolifera russa Gazprom. Il blitz è durato circa cinque ore e ha portato all’arresto di sei persone che si sono incatenate alla piattaforma per impedire che questa salpasse verso il mare di Pechora.
Altri 15 attivisti sono partiti a bordo della nave Esperanza occupando dapprima il sito nel mare di Barents, vicino alla riserva naturale dell’isola dell’Orso, dove era attesa a piattaforma petrolifera Transocean Spitsbergen della compagnia norvegese Statoil. Poi hanno occupato la stessa piattaforma.
“Difendere l’Artico è fondamentale per tutti noi” ha detto Ben Ayliffe, responsabile della campagna Save the Arctic per Greenpeace International. “La sua protezione richiede una risposta davvero globale. Non possiamo permettere che uno spericolato club di compagnie petrolifere approfitti dello scioglimento dei ghiacci per cercare di estrarre le ultime gocce di petrolio”.
La campagna Save the Arctic ha raccolto online circa cinque milioni di firme nel mondo e chiede che venga messa al bando qualsiasi attività petrolifera e di pesca industriale nell’Artico dove dovrebbe essere creata un’area protetta riconosciuta a livello internazionale.
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