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A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos One di questo mese: gli squali bianchi, considerati il “terrore dei mari”, tanto da ispirare una serie di famosissimi film-thriller, starebbero tornando a popolare il nord-ovest dell’Atlantico. Tobey Curtis, uno degli scienziati che hanno partecipato alla ricerca, specifica che si tratta solo dell’”individuazione di
A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos One di questo mese: gli squali bianchi, considerati il “terrore dei mari”, tanto da ispirare una serie di famosissimi film-thriller, starebbero tornando a popolare il nord-ovest dell’Atlantico.
Tobey Curtis, uno degli scienziati che hanno partecipato alla ricerca, specifica che si tratta solo dell'”individuazione di un trend”, dato che le analisi sono state svolte in un’area molto ristretta, e non in tutto l’Atlantico. I risultati sono basati su 200 anni di dati, che comprendono registri dei pescatori, avvistamenti, persino ritagli di giornale.
Curtis è ottimista: mentre tra il 1970 e il 1980 si registravano il 70 per cento di squali in meno rispetto al 1961 (anno di riferimento della ricerca), le ultime rilevazioni risalenti al 2009 segnalano “solo” un 31 per cento in meno rispetto a quel periodo.
I motivi del calo della popolazione di squali bianchi vanno ricercati nella pesca commerciale: le pinne e le mascelle degli esemplari venivano infatti utilizzate a scopo alimentare oppure come ingredienti della medicina popolare.
Nella stessa pubblicazione su Plos One, gli studiosi hanno allegato un documento secondo cui anche nell’oceano Pacifico la popolazione di squali bianchi starebbe crescendo, avendo riscontrato oltre 2.000 esemplari lungo la costa, in aumento.
La tendenza è cambiata a partire dal 1990, quando sono state introdotte misure di conservazione della specie: tra queste, c’è anche una legge federale statunitense del 1997 che vieta espressamente la caccia dei grandi squali bianchi.
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