
Parigi, Copenaghen e tante altre: le città europee vogliono far tornare balneabili i propri fiumi con la rete Swimmable cities. E ci pensa anche Roma.
In Australia è disputa sulle riserve marine istituite dal precedente governo di Canberra. Secondo l’attuale amministrazione conservatrice, infatti, bisogna rivedere i permessi per i pescatori amatoriali per garantire un “giusto equilibrio” tra attività ricreative e tutela dell’ambiente marino. Per questo motivo, la Coalizione attuale ha avviato una revisione della vasta rete di riserve marine.
In Australia è disputa sulle riserve marine istituite dal precedente governo di Canberra. Secondo l’attuale amministrazione conservatrice, infatti, bisogna rivedere i permessi per i pescatori amatoriali per garantire un “giusto equilibrio” tra attività ricreative e tutela dell’ambiente marino.
Per questo motivo, la Coalizione attuale ha avviato una revisione della vasta rete di riserve marine. I Laburisti, nel 2012, avevano infatti disposto la protezione di 2,3 milioni di chilometri quadrati di oceano al largo delle coste australiane, costituendo così la più grande rete di aree protette del mondo.
In alcune delle cinque zone principali che formano l’area marina protetta vige divieto di pesca ed è questo quello che i Conservatori vogliono rivedere, coinvolgendo sia un gruppo di scienziati, sia i comitati bioregionali. Ma mentre il comitato scientifico è formato da vari esperti e sarà presieduto da Bob Beeton, professore associato di gestione ambientale presso l’Università del Queensland, i comitati bioregionali sono in gran parte costituiti da rappresentanti del settore della pesca. Tutti i gruppi consultati dovranno riferire al governo entro la metà del 2015.
A proposito della consultazione, il ministro dell’ambiente Greg Hunt sostiene che sia necessaria anche per incrementare il turismo e la pesca sostenibili e favorire le attività economiche costiere.
L’annuncio non trova però terreno fertile tra le associazioni ambientaliste, che sono più propense a mantenere le aree marine protette così come sono state disposte dai Laburisti.
Michelle Grady, attivista della Pew Charitable Trusts, in un’intervista al Guardian sostiene che “mettere in discussione un programma di tutela necessario per preservare la vita marina costerà un sacco di soldi”. E continua: “La stragrande maggioranza dell’ambiente marino australiano consente la pesca ricreativa. La maggior parte delle aree protette iniziano a centinaia di chilometri al largo dalla costa”.
La riserva è stata creata sia per tutelare la biodiversità marina e proteggere le specie più “delicate” (coralli compresi) o addirittura a rischio estinzione (come tartarughe, leoni marini, balene e delfini), sia per proteggere e mantenere il più possibile inalterati gli stock ittici.
Tra qualche mese vedremo se a vincere saranno le ragioni economiche o quelle ambientali.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Parigi, Copenaghen e tante altre: le città europee vogliono far tornare balneabili i propri fiumi con la rete Swimmable cities. E ci pensa anche Roma.
Il Tribunale superiore di Galizia ha obbligato le autorità statali e regionali a riparare i danni degli allevamenti intensivi della regione di A Limia.
Francesca Albanese è accusata dall’amministrazione Trump di condurre una campagna economica e politica contro Usa e Israele.
L’obiettivo è quello di colmare lacune regolatorie su tecnologie considerate strategiche per decarbonizzare l’industria, ma non mancano le criticità.
Nel luglio 1976 Seveso fu epicentro del peggior disastro ambientale mai avvenuto in Italia. Oggi un’autostrada fa riemergere ricordi e paure
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
A Vicenza il maxiprocesso per contaminazione da Pfas si è concluso con 140 anni di reclusione per 11 dirigenti dell’azienda Miteni, per disastro ambientale, avvelenamento delle acque e reati fallimentari. Una sentenza storica, dopo 4 anni di procedimento.
Il caldo non è uguale per tutti: servono soluzioni accessibili come i rifugi climatici. A Bologna ne sono stati attivati quindici in biblioteche, musei e spazi pubblici.
Riduzione delle emissioni in agricoltura, mobilità sostenibile, efficientamento degli edifici e sensibilizzazione i i pilastri. Ma ora servono i fatti.