
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
Le spiagge di Sydney e di altre città sulla costa orientale dell’Australia sono ricoperte di mascherine in seguito alla dispersione in mare di quaranta container caduti da una nave in viaggio verso Melbourne.
Quaranta container contenenti elettrodomestici, materiali da costruzione e dispostivi medici, tra cui migliaia di mascherine chirurgiche, sono caduti dalla nave da carico Apl England al largo della costa orientale dell’Australia, nella giornata di domenica 24 maggio.
L’imbarcazione si trovava in viaggio dalla Cina alla città di Melbourne, nello stato australiano di Victoria. L’incidente è avvenuto poco più a nord, al largo del Nuovo Galles del Sud, e sarebbe stato causato dal maltempo e dalle forti mareggiate: un temporaneo calo dei motori ha provocato il rollìo della nave, con la conseguente perdita di quaranta container e il danneggiamento di altri 74.
Gli ufficiali dell’Autorità australiana per la sicurezza in mare (Australian maritime safety authority – Amsa) hanno ricevuto segnalazioni di mascherine chirurgiche disperse in acqua fra le città di Magenta e The Entrance, a nord di Sydney. Gli abitanti della metropoli simbolo d’Australia si sono svegliati con le spiagge ricoperte dai dispositivi di protezione personale. Secondo quanto riportato dai mezzi d’informazione locali, molte persone si stanno impegnando a raccoglierle, in quella che è diventata una vera e propria “caccia alla mascherina”.
Aliy Potts, una ragazza di Bondi, ha raccontato al quotidiano britannico Guardian di non essere riuscita a dormire dopo aver letto un articolo riguardo all’accaduto. “Ho puntato la sveglia e mi sono ripromessa di fare del mio meglio per dare una mano. Sono scesa fino a Coogee: la spiaggia sembrava una discarica. La parte sinistra era interamente ricoperta di rifiuti, dalle mascherine ai contenitori di plastica. Ho comprato altri guanti e un paio di persone sono venute ad aiutarmi. Abbiamo riempito diversi sacchi della spazzatura… Temo che, dato l’alto numero di container dispersi in mare, ne avremo ancora per molti giorni. È necessario che tutti trovino del tempo per recarsi in spiaggia e pulire”.
Dopo le opportune verifiche, l’Amsa ha autorizzato l’Apl England ad attraccare nel porto di Brisbane.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.
Possedere una barca non è da tutti, certo. Tuttavia, se per caso siete tra i fortunati marinai da diporto che solcano il nostro e altri mari, potreste candidarvi a diventare “scienziati per caso” e fornire un importantissimo contributo agli studi oceanografici. L’intuizione è di un italiano, Federico Lauro, appassionato di barca a vela, campione
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
L’ex presidente delle Filippine è accusato di crimini contro l’umanità per le migliaia di omicidi extragiudiziali nell’ambito della sua lotta alla droga.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.
Una causa intimidatoria per fermare chi lotta per la difesa delle risorse naturali e contro le giganti del petrolio. È quanto sta vivendo Greenpeace per le proteste contro il Dakota access pipeline.