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La crescente richiesta di avocado negli Stati Uniti e in Europa sta contribuendo alla deforestazione dello stato messicano del Michoacàn.
L’avocado è un frutto tropicale, appartenente alla famiglia delle Lauraceae, originario dell’America centrale. La polpa giallognola del frutto, ricoperta da una buccia rugosa color verde scuro, vanta notevoli proprietà benefiche. L’avocado riesce infatti a rallentare l’invecchiamento cellulare, aiuta a contrastare i depositi di colesterolo, ha poteri antinfiammatori, è ricco di vitamine, potassio, magnesio e di acido grasso linoleico e omega 3. La sua scoperta da parte delle popolazioni europee è avvenuta ai tempi del colonialismo spagnolo nelle Americhe. Da allora l’appetito occidentale per l’avocado è cresciuto esponenzialmente, mettendo a rischio le stesse foreste dove crescono questi frutti.
In Messico, il principale esportatore di avocado al mondo, la coltivazione di questa pianta causa ogni anno la perdita di quasi settecento ettari di foresta. È quanto emerge da un’inchiesta condotta da Mario Tapia Vargas, ricercatore dell’Istituto nazionale messicano per la ricerca forestale, agricola e della pesca, pubblicata sul quotidiano The Guardian. Per soddisfare la crescita delle esportazioni gli agricoltori piantano sempre più giovani alberi di avocado e per far loro spazio abbattono i pini secolari. Le due specie arboree vivono infatti alla stessa altitudine, nelle montagne dello stato messicano del Michoacán, e sono in competizione per suolo e luce. “Anche dove la deforestazione non si vede, ci sono avocado che crescono sotto i rami di pino, e prima o poi i pini saranno abbattuti”, questo l’allarme lanciato da Mario Tapia Vargas.
Gli alberi di avocado necessitano di una grande quantità d’acqua, oltre il doppio di quella che servirebbe alla foresta. Per ottenere due o tre frutti ne occorrono ben 272 litri (ogni acro di alberi di avocado ha bisogno di un milione di litri d’acqua all’anno). Questo implica inevitabilmente un impoverimento delle risorse idriche, l’acqua viene infatti “rubata” dai fiumi e dal sottosuolo, a discapito delle popolazioni locali, e della flora e della fauna autoctone. Per aumentare la produzione viene inoltre fatto ricorso ad ingenti quantità di pesticidi e fertilizzanti che stanno avvelenando le falde acquifere e i ricchi ecosistemi.
La produzione di avocado, triplicata negli ultimi anni (mentre le esportazioni sono decuplicate), minaccia anche la sopravvivenza delle farfalle monarca (Danaus plexippus). Per questa specie di farfalla, famosa per l’incredibile migrazione di massa che ogni inverno porta milioni di esemplari in California e in Messico, le foreste del Michoacán sono preziose. Gli insetti sono infatti soliti svernare e accoppiarsi in quest’area e rischiano, a causa della deforestazione, di dover modificare il loro ciclo vitale.
Cercare di ripristinare la produzione di avocado affinché non distrugga le foreste messicane non sarà tuttavia compito facile. La coltivazione di questa pianta genera in Messico un valore di oltre 815 milioni di dollari all’anno e contribuisce alla creazione di numerosi posti di lavoro nelle diverse fasi del processo produttivo. Non c’è dunque coltura più redditizia in Messico dell’avocado, ribattezzato non a caso “oro verde”, in virtù dell’enorme domanda dal mercato estero. Gli Stati Uniti sono i principali importatori di avocado messicano al mondo (l’80 per cento), ma anche in Europa la domanda è cresciuta notevolmente. In Italia nell’ultimo decennio le importazioni di frutti esotici come avocado, mango e papaya sono cresciute, contribuendo all’impoverimento delle foreste messicane.
Per preservare le foreste e le popolazioni locali le autorità messicane stanno intensificando i controlli per prevenire la deforestazione nelle aree protette. Da parte loro gli agricoltori stanno cercando di utilizzare metodi di coltivazione più sostenibili, come piantare le piante più vicine, per ridurre la quantità di acqua utilizzata.
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