Negli ultimi mesi in India sono stati arrestati diversi leader di opposizione, l’ultimo è Arvind Kejriwal. E anche chi protesta finisce in manette.
Ban Ki-moon: l’Isis potrebbe riorganizzarsi nell’Africa settentrionale
Secondo il segretario generale dell’Onu, i combattenti Isis in fuga dal bastione libico di Sirte potrebbero scegliersi di sparpagliarsi in piccole cellule.
In Siria e in Iraq i combattenti dello Stato Islamico perdono colpi ormai da mesi. L’esercito regolare iracheno ha riconquistato alcuni importanti bastioni e numerose fonti parlano di difficoltà da parte dei miliziani integralisti. Allo stesso modo, a Sirte, città sulla costa della Libia, la sconfitta dell’Isis “sembra a portata di mano”. Eppure, è proprio tale situazione, nel suo insieme, a preoccupare il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
I timori di Ban Ki-moon in una nota confidenziale
In un rapporto confidenziale reso al Consiglio di sicurezza, il dirigente dell’organizzazione internazionale ha spiegato infatti che gli jihadisti, in fuga dai loro feudi, potrebbero sfruttare l’occasione per conquistare in breve altre aree non soltanto della Libia ma più in generale dell’Africa settentrionale. Puntando ad una strategia diversa rispetto a quella attuale.
“Le pressioni che sono state esercitate di recente contro il gruppo Stato Islamico in Libia – ha spiegato Ban Ki-moon, secondo quanto riferito dal quotidiano francese Le Monde e dall’agenzia Afp – potrebbero spronare i suoi membri, compresi i combattenti stranieri, a delocalizzarsi e a raggrupparsi in cellule più piccole e più sparpagliate dal punto di vista geografico. Sul territorio libico così come su quello delle nazioni confinanti”.
Rischi di attentati dell’Isis in Tunisia
La città di Sirte è infatti da tempo dei principali bastioni dell’Isis al di fuori dei territori siriano e iracheno. Le truppe libiche filo-governative stringono d’assedio l’agglomerato urbano ormai da due mesi, ma le informazioni fornite parlano di parecchie centinaia di miliziani islamisti che ancora resistono (tra duemila e cinquemila, compresi quelli dislocati a Tripoli e Derna). In prevalenza libici, ma anche jihadisti provenienti da Tunisia, Algeria, Egitto, Mali, Marocco e Mauritania.
Proprio da Sirte, in effetti, sembra che numerosi combattenti stiano cominciano a riparare verso sud e verso ovest. Alcuni avrebbero già attraversato il confine, asserragliandosi in Tunisia. Secondo la nota riservata del segretario generale dell’Onu, l’intenzione di decine di combattenti tunisini sarebbe quella di rientrare nel loro paese con l’obiettivo di organizzare attentati terroristici.
Immagine di apertura: ©John Cantlie/Getty Images
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
A Chiang Mai si è tenuta una conferenza per dare maggior visibilità alla comunità trans e Lgbtq+ nei settori astronomico e spaziale. Ma intanto il governo boccia la proposta di legge sul riconoscimento e la tutela delle persone con identità di genere diverse.
Lo scorso 14 marzo, all’età di 75 anni, se n’è andato il grande primatologo, che con il suo sguardo curioso e peculiare ci ha insegnato a guardare le altre specie senza le lenti deformanti dell’antropocentrismo.
La Thailandia sta per diventare il primo Paese del sud-est asiatico a riconoscere i matrimoni per la comunità lgbtqia+. Ora tocca al Senato e al re.
L’attacco a Mosca di Isis-K ha riacceso i riflettori sullo Stato Islamico, che in Occidente si dava per sconfitto, ma in realtà è attivo in Africa e Asia
Bassirou Diomaye Faye è stato eletto presidente del Senegal al primo turno. Soltanto dieci giorni fa era rinchiuso nella prigione di Cap Manuel.
Con l’arresto di due politici e un ex capo di polizia i giudici brasiliani muovono i primi passi per fare chiarezza sulla vicenda di Marielle Franco, accogliendo la richiesta di giustizia della società civile.
L’Alta Corte di Londra ha accolto la possibilità di ricorso di Assange contro l’estradizione negli Stati Uniti, a meno che Washington non dia una serie di rassicurazioni.
Per la prima volta dal 7 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede il cessate il fuoco a Gaza. Decisiva l’astensione degli Stati Uniti, che non hanno messo il veto.