Bernie Sanders è il più progressista tra i candidati in gara per diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti. Le elezioni si tengono l’8 novembre 2016.
Bernie Sanders, 74 anni, è l’altro candidato democratico, insieme alla più popolare Hillary Clinton, in lizza per diventare presidente negli Stati Uniti dopo la fine dell’era Obama. Attualmente è senatore al secondo mandato, dopo aver vinto le elezioni nel Vermont nel 2012 con il 71 per cento dei voti. È stato sindaco della città di Burlington per otto anni, dove vive tutt’ora con sua moglie Jane. Ha quattro figli ed è nonno di sette nipoti.
Un meeting di guru del clima entro i primi 100 giorni
Il suo programma politico, in caso di vittoria l’8 novembre 2016, è il più vicino agli standard europei, improntati sullo stato sociale e sulla prevenzione dei rischi. A cominciare dal suo punto di vista sui cambiamenti climatici. Da presidente, Sanders si impegnerà a organizzare nei primi 100 giorni un summit sul clima che riunisca i migliori ingegneri, scienziati, esperti, attivisti e leader delle comunità locali e indigene più a rischio. Un momento per cercare di andare oltre l’Accordo di Parigi e tracciare un percorso verso un futuro migliore, per tutti. Inoltre Sanders ha promesso di voler riportare gli Stati Uniti alla guida della lotta internazionale contro il riscaldamento globale perché “i cambiamenti climatici non sono solo una ‘questione ambientale’, ma anche una questione di sicurezza internazionale”, come precisato dal dipartimento della Difesa americano e dalla Cia (Central intelligence agency).
Uno degli slogan di Sanders è A future to believe in, un futuro in cui credere
Non mi interessa se siete neri o bianchi, gay o etero
Lo stesso tono, deciso e progressista, Sanders lo usa anche quando si tratta di difendere le minoranze, qualunque esse siano (etniche, religiose, sessuali), e le donne.
Per quanto riguarda le persone di colore, Sanders propone di combattere la discriminazione partendo dalle cinque forme di violenza principali: fisica, politica, legale, economica e ambientale. Solo in questo modo, secondo il candidato democratico, sarà possibile trasformare gli Stati Uniti in un paese davvero paritario.
Sanders considera una vergogna per la nazione la differenza di trattamento uomo-donna sul posto di lavoro. A parità di professione, per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna ne percepisce solo 79 centesimi. Una disparità ancor più marcata se la donna è di colore. Un’afroamericana, infatti, guadagna 64 centesimi di dollaro per ogni dollaro guadagnato da un uomo bianco. Si scende a 54 centesimi se la donna è latinoamericana. L’idea di Sanders è firmare il Paycheck fairness act, una proposta di legge che rafforzerebbe l’Equity pay act del 1963 che elimina la disparità di pagamento basata sul sesso.
In ultimo Bernie Sanders propone di rendere operativa la proposta di legge contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale (Equality act) e per sostenere i diritti delle comunità lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Va segnalato che Sanders è un vecchio sostenitore dell’uguaglianza e da sindaco ha autorizzato il primo gay pride della città di Burlington.
Bernie Sanders quando era sindaco di Burlington
Difenderò questa nazione e il suo popolo. Responsabilmente
Come ogni candidato alla presidenza degli Stati Uniti e a diventare comandante in capo delle forze armate, anche Sanders non vede l’ora di difendere “la nazione, il suo popolo e gli interessi strategici e vitali”, ma a differenza di altri vorrebbe farlo “responsabilmente” — non a caso fu uno dei pochi senatori a votare contro la guerra in Iraq. Cioè attraverso soluzioni diplomatiche pur non escludendo l’uso della forza come extrema ratio. Il presidente Sanders punterà sull’approccio multilaterale. Chiuderà il campo di prigionia Guantánamo e abolirà l’uso della tortura per cercare di enfatizzare ciò che ha reso l’America grande, per usare un termine caro a uno degli avversari repubblicani: i valori. Tornare a guidare la comunità internazionale e a espandere l’influenza americana nel mondo è possibile. Basta capire com’è cambiato (e in fretta) negli ultimi anni. Oggi, essere leader — secondo Sanders — significa promuovere una forma di commercio sostenibile, contrastare i cambiamenti climatici, fornire assistenza e aiuti umanitari, investire sui diritti umani. Come in una rivoluzione, democratica.
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