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Candidato in Texas alle elezioni di midterm, Beto O’Rourke ha sfiorato la vittoria in uno stato storicamente repubblicano. Un risultato che lo promuove a pieni voti.
A due anni dalla clamorosa sconfitta di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali del 2016 e dall’addio al democratico Barack Obama che ha lasciato il posto al repubblicano Donald Trump, per i democratici americani molte delle speranze di riconquistare la Casa Bianca passano per un uomo di 46 anni che arriva dall’estremo sud degli Stati Uniti, che rifiuta la logica dello scontro frontale, che punta ad una pacificazione sociale. E non rinnega il proprio passato, anche nei suoi tratti più turbolenti.
L’astro nascente dei democratici statunitensi risponde al nome di Robert Francis O’Rourke, detto Beto, classe 1976, nato a El Paso, in Texas. Alle elezioni di midterm negli Stati Uniti, ha tentato di soffiare il seggio di senatore del suo stato federale ad uno degli uomini più in vista del Partito repubblicano, Ted Cruz, già candidato alle primarie nel 2016. Quando la quasi totalità dei seggi è stata scrutinata, il risultato vede prevalere il conservatore col 50,9 per cento delle preferenze. O’Rourke si è fermato invece al 48,3 (il restante 0,8 è andato all’outsider Neal Dikeman).
L’impresa, per il giovane “dem” era tuttavia molto complicata: il Texas è un bastione dei conservatori (nonostante le grandi città come Dallas, Houston e Austin votino spesso per i democratici). Ma i sondaggi davano Cruz in testa di oltre 6 punti, il che sottolinea ancor di più l’exploit democratico. Nello stato federale, d’altra parte, non viene eletto un “dem” da 25 anni. Per Beto O’Rourke le midterm elections potrebbe rappresentare così solo il preludio ad una battaglia ben più importante: quella per la candidatura presidenziale. E lui, che in politica non è di certo alla prime armi, ne è cosciente.
A spingerlo, tra l’altro, c’è l’eccezionale raccolta di fondi che il politico democratico è riuscito ad effettuare. Più di 70 milioni di dollari (il doppio rispetto al suo rivale), buona parte dei quali è arrivata da piccoli donatori. Si tratta di un record per un candidato al Senato. E molti finanziamenti non sono arrivati dal Texas, ma da numerosi altri stati federali, come riportato dal Time. A conferma del carattere nazionale della sua figura.
Ma chi è dunque l’uomo nuovo del Partito democratico in arrivo dal confine con il Messico? Beto O’Rourke è già stato eletto al consiglio municipale di El Paso ed è parlamentare da più di cinque anni. Prima, però, faceva tutt’altro nella vita: da giovane era musicista in un gruppo punk-rock, il che gli è valso molte critiche da parte degli avversari.
Ma il candidato democratico è riuscito a fare del suo passato un punto di forza. Nel corso di un dibattito con Ted Cruz, ad esempio, lo ha accusato di “lavorare per la repressione”, utilizzando la formula “working for the clampdown” presa in prestito da un testo di un’altra rock band, i Clash.
Beto O’Rourke just said Ted Cruz is “working for the clampdown” #Beto #BetoORourke pic.twitter.com/FQO9rLv3Ee
— fritz araya (@fritzaraya) 22 settembre 2018
E non è tutto. Alla fine di agosto, i repubblicani hanno pubblicato una foto che ritrae O’Rourke nel 1998, dopo un arresto per guida in stato di ubriachezza. All’epoca, il democratico aveva 26 anni e aveva appena provocato un incidente, tentando di darsi alla fuga. La sua scelta è stata di non nascondere neppure questo episodio, ritenuto scabroso soprattutto dall’America più puritana.
“Se devo conservare qualcosa della stupida decisione che presi più di 20 anni fa, è il contrasto con la differente esperienza che molti cittadini hanno avuto con il sistema giudiziario”. Il politico fu infatti rilasciato senza alcuna accusa, e ritiene che ciò sia stato dovuto essenzialmente al colore bianco della sua pelle. Un metodo di comunicazione, dunque, completamente nuovo. Ed efficace: dall’inizio della campagna i suoi discorsi invadono i social network. E le sue idee si diffondono: a partire dal sostegno ai giocatori di football che durante l’inno americano hanno posto un ginocchio per terra per protestare contro le frequenti violenze della polizia contro i cittadini di colore.
‘I can think of nothing more American.’ — Beto O’Rourke — the man taking on Ted Cruz — brilliantly explains why NFL players kneeling during the anthem is not disrespectful pic.twitter.com/bEqOAYpxEL — NowThis (@nowthisnews) 21 agosto 2018
Beto O’Rourke, inoltre, ha rifiutato di ridurre la propria campagna ad un’opposizione frontale contro il presidente Donald Trump. Quest’ultimo si è tuttavia accorto di lui, bollandolo come “un peso piuma, un sinistroide radicale che punta all’apertura delle frontiere”. Ma neanche a questo il parlamentare democratico ha voluto rispondere: “L’aggressività e gli scambi di insulti occupano purtroppo già un posto centrale nel dibattito politico. O decidiamo di gettiamo benzina sul fuoco, oppure restiamo concentrati sul futuro”, ha dichiarato all’emittente Abc.
There is no reason AR-15s—weapons of war designed for the sole purpose of taking lives—should be sold to civilians to be used in our schools, in our churches, in our concerts, in public life in this country. — Beto O’Rourke (@BetoORourke) 9 aprile 2018
Il politico texano si è quindi scagliato contro la diffusione delle armi negli Stati Uniti, attaccando frontalmente la potente lobby del settore. Ha insistito sulla necessità di lottare contro i cambiamenti climatici, nonostante il Texas poggi la propria prosperità in gran parte sui combustibili fossili. Ha proposto di introdurre una copertura sanitaria universale e di fare passi avanti verso la depenalizzazione del consumo di cannabis. Qualora si dovesse presentare alle primarie democratiche, in vista delle presidenziali del 2020, è probabile che Beto O’Rourke rimarrà fedele a se stesso e alle sue idee.
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