Chi è Alexandria Ocasio-Cortez, la più giovane donna della storia eletta al Congresso Usa

Di origini portoricane, progressista, seguace di Sanders: Alexandria Ocasio-Cortez è la più giovane parlamentare americana di sempre.

Articolo aggiornato l’11 dicembre 2020

A meno di trent’anni, non dev’essere facile reggere alla pressione di sentirsi definire la promessa del Partito democratico americano, tanto più se quest’ultimo è reduce dalla batosta della sconfitta di Hillary Clinton alle ultime elezioni presidenziali. Alexandria Ocasio-Cortez però è andata avanti per la sua strada e, come previsto dai sondaggi, ha conquistato il suo seggio alle elezioni di midterm del 6 novembre 2018, diventando la più giovane donna di sempre eletta al Congresso.

“Questo è ciò che è possibile quando le persone comuni si uniscono e capiscono che tutte le nostre azioni hanno un potere, hanno un valore e hanno la capacità di cambiare le cose in modo duraturo”, ha dichiarato nel suo discorso post-vittoria.

 

Chi si aspettava che giocasse un ruolo di primo piano non è rimasto deluso. Andiamo quindi a ripercorrere la sua biografia e la sua carriera politica che ha visto una così rapida ascesa.

Chi è Alexandria Ocasio-Cortez

Alexandria Ocasio-Cortez è nata il 13 ottobre 1989 (quando ha conquistato il suo seggio al Congresso aveva quindi compiuto da poco 29 anni) nel quartiere di Parkchester, nel Bronx. Come spiega il New Yorker, è una zona di New York che è sempre stata sempre abitata prevalentemente da minoranze etniche: in passato irlandesi e italiani, ora afro-americani, ispanici e asiatici. Anche Ocasio-Cortez ha origini portoricane da parte di madre, mentre il padre è un architetto nato nel Bronx. Una tipica famiglia della working class.

Studentessa modello, nel 2011 si è laureata con lode in Economia e relazioni internazionali alla Boston University. Appena terminati gli studi, però, è stata costretta a rientrare nel Bronx per aiutare la madre, rimasta vedova e in difficili condizioni economiche, trovando impiego come cameriera. Successivamente ha fondato la startup Brook Avenue Press (ora chiusa) e ha iniziato a lavorare anche come educatrice.

L’inizio della carriera politica e il risultato a sorpresa

Fatta eccezione per il volontariato come centralinista per Barack Obama nel 2008, i primi veri passi in politica di Alexandria Ocasio-Cortez risalgono al 2016. All’epoca infatti ha collaborato alla campagna elettorale di Bernie Sanders, il più progressista dei candidati alle primarie democratiche americane che vedono poi affermarsi Hillary Clinton.

Nel 2017 ha lanciato la sua campagna per le primarie democratiche del 14mo distretto, situato tra il Queens e il Bronx, sfidando Joseph Crowley, uno dei più potenti esponenti politici del Queens, che sedeva interrottamente alla Camera dal 1999. Ocasio-Cortez si è presentata apertamente come un’outsider. Il suo video promozionale, costato meno di 10mila dollari e diventato virale, inizia con la frase: “Non ci si aspetta che a candidarsi siano donne come me”.

Crowley, che non aveva praticamente avuto avversari per più di un decennio, inizialmente l’ha sottovalutata. Dopo essere uscito traballante da un primo dibattito pubblico con lei, non si è presentato al secondo, attirandosi le aspre critiche del New York Times. Il 26 giugno, il successo inaspettato: Ocasio-Cortez ha stracciato il suo diretto avversario con il 57,7 per cento delle preferenze. Tutto questo avendo speso per la campagna elettorale circa 300mila dollari, raccolti prevalentemente da piccole donazioni individuali, contro il milione e mezzo di Crowley.

Il successo alle elezioni di midterm del 2018

Il capitolo successivo è scattato il 6 novembre 2018 con le elezioni di midterm, le cosiddette elezioni di metà mandato in cui vengono rinnovati i 435 membri della Camera dei rappresentanti e 35 membri del Senato. Tradizionalmente, questa tornata elettorale è una sorta di referendum sulla Casa Bianca. In tale occasione i democratici hanno riconquistato la Camera, ma non il Senato, che è rimasto ai repubblicani.

Alexandria Ocasio-Cortez, dunque, è diventata ufficialmente la più giovane parlamentare americana donna della storia. Un primato che fino a quel momento spettava a Elise Stefanik, repubblicana, eletta nel 2014 all’età di trent’anni.

La strada di Alexandria Ocasio-Cortez, indipendentemente da tutto, era in discesa. A contendersi con lei il seggio del quattordicesimo distretto era il repubblicano Anthony Pappas, 72 anni, professore di Economia e finanza alla St. John’s University. Un candidato che non aveva praticamente raccolto fondi, non aveva una pagina Twitter ed era seguito da meno di seicento persone su Facebook. D’altra parte, il distretto è un fortino democratico: il sito OpenSecrets.org, che censisce tutti i risultati dal 2000 in avanti, non riporta una sola vittoria dello schieramento avverso.

È questo il motivo per cui il direttore del New Yorker David Remnick, dedicando a Ocasio-Cortez un lungo approfondimento nell’estate 2018, aveva invitato alla prudenza. “Ancora non è chiaro se la sua storia sarà l’inizio di un percorso, nelle elezioni di midterm e oltre”. Tanto più perché “i repubblicani hanno in mano la presidenza, entrambe le camere del Congresso e 33 governatori”.

Una candidata che si definisce “socialista”

Fino a giugno 2018, questa candidata era pressoché sconosciuta al di fuori del Bronx. Dopo il clamoroso successo alle primarie, i riflettori sono stati puntati senza sosta verso di lei; non solo per la sua giovane età, ma anche e soprattutto per le sue idee progressiste, che in parte sono ricalcate su quelle di Bernie Sanders e in parte lo sorpassano a sinistra. Ocasio-Cortez d’altra parte non esita a definirsi socialista, un termine che Oltreoceano per anni è stato un vero e proprio tabù.

La giovane candidata democratica per esempio si batte per l’abolizione dell’Ice (Immigration and Customs Enforcement), l’agenzia federale responsabile del controllo delle frontiere, che a detta sua è incoerente rispetto alla stessa natura degli Stati Uniti (che non esisterebbero senza le migrazioni) e  sovverte il diritto all’equo processo.

Il suo programma dedica ampio spazio alle misure per garantire una qualità della vita accettabile per le classi meno abbienti. Innanzitutto con l’estensione del programma Medicare, volta a garantire a tutti adeguate cure mediche, oculistiche, dentistiche e psichiatriche. Preme anche per l’introduzione di un salario minimo di 15 dollari l’ora, l’istruzione gratuita e il diritto alla casa (“il Congresso deve spostare l’ago della bilancia: il settore immobiliare non dev’essere più una fiche al tavolo di gioco delle banche di Wall Street, ma deve diventare accessibile per le famiglie dei lavoratori americani”).

Alexandria Ocasio-Cortez sostiene i diritti delle donne (in primis la parità di reddito rispetto agli uomini) e della comunità Lgbt. Definisce “estremo” il budget del Pentagono e chiede di riportare a casa tutte le truppe impegnate all’estero. Sul fronte della giustizia, invece, vuole maggiori restrizioni sul possesso di armi, la legalizzazione della marijuana (con la scarcerazione immediata di chi è detenuto per crimini non violenti legati alla droga), indagini indipendenti per gli omicidi da parte dei poliziotti e lo stop alle prigioni private.

Sui cambiamenti climatici, il suo orientamento è netto: gli Stati Uniti possono (e devono) diventare 100 per cento rinnovabili entro il 2035.

Posizioni del genere, che si distaccano non solo dalla linea di Donald Trump ma anche da quella dell’establishment democratico, hanno subito fatto discutere. Tanto più perché hanno riscosso un crescente entusiasmo soprattutto tra giovani, donne e minoranze.

Alexandria Ocasio-Cortez, migranti, Trump
Alexandria Ocasio-Cortez a giugno 2018 a Tornillo, in Texas, mentre protesta contro la separazione forzata dei bambini migranti dai loro genitori, decretata dall’amministrazione di Donald Trump © Joe Raedle/Getty Images

Green new deal, un piano per azzerare le emissioni degli Usa

È proprio al clima che la parlamentare americana ha legato il suo nome, presentando a febbraio 2019 il Green new deal. Un progetto politico orientato ad azzerare le emissioni di gas serra degli Stati Uniti nell’arco di dieci anni, attraverso “una transizione equa e giusta per tutte le comunità e i lavoratori”.

Ciò significa innanzitutto coprire il 100 per cento del fabbisogno energetico federale con le fonti rinnovabili, aumentando la capacità a suon di nuove tecnologie e nuovi impianti. La transizione impone, tra le altre cose, di ristrutturare gli edifici obsoleti per renderli più efficienti e puliti; riconvertire gli stabilimenti produttivi; trovare tecniche agricole più sostenibili; puntare sui trasporti pubblici, privilegiando quelli su rotaia.

Il documento riserva un ampio capitolo anche alla dimensione sociale dello sviluppo sostenibile. I popoli indigeni – sostiene – vanno coinvolti attivamente, così come la working class e le categorie più povere e vulnerabili. Per assicurarsi che non si limitino a subire il cambiamento rischiando di restarne ai margini ma, anzi, che ne siano protagoniste.

È da subito apparso evidente che il Green new deal non sarebbe stato realizzato durante l’amministrazione di Donald Trump che, in materia di clima, aveva un orientamento opposto. Il suo intento era quello di mostrare che un altro orizzonte politico era possibile. E così è stato. Durante la sua campagna elettorale, Joe Biden ha nominato Alexandria Ocasio-Cortez e John Kerry come guida della task force dedicata alla lotta ai cambiamenti climatici. Il piano climatico e ambientale con cui si è presentato alle elezioni è più moderato rispetto al Green new deal, ma prevede comunque di azzerare le emissioni nette entro il 2050. Una delle prime misure che adotterà nelle vesti di presidente degli Stati Uniti – ha promesso – sarà quella di rientrare nell’Accordo di Parigi.

I memorabili discorsi al Congresso

Durante il suo mandato, Ocasio-Cortez si è fatta notare anche per la sua notevole capacità dialettica. Aottobre 2019 ha fatto il giro del mondo il suo botta e risposta con il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg di fronte alla Commissione servizi finanziari della Camera. Durante l’audizione, che in teoria era incentrata sulla nuova criptovaluta Libra, i deputati Usa hanno affrontato parecchie questioni spinose, dalla privacy alle fake news. Di fronte alle domande martellanti della giovane deputata dem, l’imperatore dei social network è apparso particolarmente titubante.

Degno di nota anche il suo discorso rivolto al repubblicano Ted Yoho che le aveva rivolto disdicevoli insulti sessisti, salvo poi scusarsi pubblicamente precisando di essere sposato e padre di due figlie, cosa che avrebbe dimostrato la sua considerazione nei confronti delle donne. “Non è avere delle figlie che rende un uomo una persona per bene. E non è avere una moglie che rende un uomo una persona per bene. Trattare le persone con dignità e rispetto rende una persona per bene”, ha replicato.

Le elezioni presidenziali del 2020

Alle primarie per designare il candidato democratico alle elezioni presidenziali del 2020, Ocasio-Cortez appoggia nuovamente Bernie Sanders. Ad aprile 2020 il senatore del Vermont ha annunciato il suo ritiro, invitando i suoi sostenitori a votare per Joe Biden.

Rispetto alle elezioni di midterm del 2018, per Ocasio-Cortez l’appuntamento elettorale del 2020 ha un esito molto più prevedibile. Si aggiudica le primarie del partito democratico nel quattordicesimo distretto di New York con uno schiacciante 74,6 per cento delle preferenze, per poi venire riconfermata per il suo secondo mandato con il voto del 3 novembre con il 71,6 per cento dei voti.

 

Foto in apertura © Scott Eisen/Getty Images

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