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Un progetto di economia circolare prevede di fare il pieno agli autobus con il biometano prodotto a partire dalla raccolta differenziata della frazione umida. Meno combustibili fossili, meno emissioni e il ciclo che si chiude.
Sembra il momento del biogas. Dopo i test effettuati recentemente da Fca con il biometano prodotto a partire dai reflui fognari e i recenti accordi tra la stessa casa automobilistica e Snam per raddoppiare le stazioni di servizio sul territorio nazionale, in Trentino gli autobus del servizio di trasporto pubblico saranno alimentati dal biometano prodotto a partire dalla lavorazione della frazione umida della raccolta differenziata.
È l’economia circolare, che trova in questo caso nella corretta gestione della raccolta differenziata, un ulteriore valore, quello della frazione umida. Secondo quanto presentato dall’amministrazione pubblica trentina, BioEnergia Trentino, attraverso la lavorazione del rifiuto umido, è in grado di produrre da un parte il digestato, fertilizzante naturale utilizzato nell’intera Valle dell’Adige per la concimazione dei vigneti e dei meleti, dall’altra il biogas, ovvero una miscela di metano e altri gas, che consente di produrre energia elettrica rinnovabile e calore.
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La chiusura del ciclo della filiera dell’umido ha portato l’azienda già oggi a trattare i 2/3 del rifiuto trentino, che tradotto significano quasi 34mila tonnellate l’anno, con una produzione di circa 8.500.000 di kWh elettrici, con previsioni di arrivare presto al 100 per cento del rifiuto trattato. “È il primo progetto in Italia che anticipa e valorizza le normative europee sull’utilizzo delle fonti rinnovabili per i trasporti, attivando un sistema di economica circolare a tutto vantaggio dell’ambiente e del territorio”, ha dichiarato l’assessore Mauro Gilmozzi illustrando il progetto. A progetto ultimato la flotta di autobus passerà da 42 alimentati a metano, a 64 alimentati a biometano.
Il biogas viene prodotto nell’impianto di Cadino e purificato per essere immesso nella rete di trasporto del metano gestita da Snam. Il metanodotto con pressione a 70 bar consentirà di gestire tutta la produzione attuale e futura, portando il biometano biologico fino all’autorimessa di Trentino Trasporti di Gardolo, a solo 10 km dall’impianto di produzione. Gli autobus potranno così essere alimentati da un combustibile prodotto a partire da una fonte rinnovabile, capace di abbattere le emissioni di CO2 e di particolato. Secondo i dati oggi disponibili i veicoli alimentati a biometano producono le stesse emissioni di un veicolo elettrico, mentre si ha una riduzione dell’80-90 per cento rispetto ai combustibili tradizionali.
Il Cic (Consorzio italiano compostatori), non ha dubbi a riguardo: “se tutta la frazione umida dei rifiuti urbani fosse riciclata negli impianti dedicati, oltre a 2 Mton/anno di fertilizzante organico si potrebbe generare un quantitativo di biometano pari a circa 300.000.000 kg/anno, più che sufficienti ad alimentare le flotte di mezzi destinati alla raccolta di tutti i rifiuti solidi urbani prodotti”. Un ruolo strategico dunque, dalle potenzialità ancora inespresse. In Trentino, nel frattempo, si muovono i primi passi.
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