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Come i cambiamenti climatici stanno trasformando lo sport, ma soprattutto il destino olimpico di molte atlete e atleti solo per la loro provenienza geografica.
In Burkina Faso la febbre dell’oro ha portato intere famiglie a dedicarsi alla sua ricerca in condizioni dure, compresi i bambini. Una ong è lì per assicurare istruzione e cure mediche. L’editoriale di Terre des Hommes.
L’oro in Burkina Faso è diventato il primo prodotto d’esportazione, superando anche il cotone pregiato un tempo molto richiesto dai compratori stranieri. L’illusione di un facile arricchimento ha contagiato decine di migliaia di persone che si spostano da una regione all’altra per scavare e setacciare il terreno nei siti auriferi artigianali, ovvero quelli non sfruttati industrialmente. Attorno alle zone di scavo si sono creati veri e propri villaggi temporanei, dove vivono intere famiglie, bambini compresi, in condizioni durissime.
Ognuno fa la sua parte: gli uomini e i ragazzi si infilano negli stretti e pericolosi cunicoli ed estraggono il materiale, le donne rompono le zolle, trasportano l’acqua e setacciano la terra. Anche i bambini collaborano, con compiti più o meno leggeri, occupando tutto il loro tempo alla ricerca del nobile metallo, dimenticando giochi e scuola. “Per questo abbiamo voluto creare un progetto che si occupasse di loro”, racconta Gisèle Thombiano, responsabile dei progetti di Terre des Hommes Italia in Burkina Faso.
Il nuovo intervento della nostra fondazione, finanziato da EuropeAid, ha creato attorno a dieci miniere altrettanti spazi sicuri per i bambini, le “case del sole”, dove le mamme possono lasciare con tranquillità i propri figli a insegnanti e animatori e tornare alle proprie occupazioni. “In questo modo siamo sicuri che i bambini non corrano pericoli aiutando nel lavoro d’estrazione dell’oro e allo stesso tempo possono imparare a leggere e far di conto. Per i più grandi ci sono lezioni di cultura generale, ma anche attività ricreative, sportive e musicali”, continua Gisèle.
“Questi spazi permettono di conoscere meglio le famiglie e capire se ci sono dei casi particolarmente vulnerabili ai quali fare particolare attenzione. Spessissimo, poi, i bambini non hanno dei documenti d’identità, quindi non possono godere neanche dei diritti di base. Così abbiamo provveduto alla ricerca e certificazione degli atti di nascita o, nel caso di 200 di loro che non li avevano, abbiamo iscritto i bambini all’anagrafe. Negli stessi spazi, due volte al mese, alcuni operatori sanitari sono disponibili per visite mediche per i bambini e le famiglie. Purtroppo il lavoro in miniera è molto pericoloso e con frequenza avvengono incidenti anche mortali, quindi questo presidio garantito attraverso un accordo con la direzione provinciale della sanità è essenziale”.
Il progetto ha promosso la costituzione di comitati di protezione e sorveglianza che coinvolgono i rappresentanti dei cercatori d’oro, dei proprietari dei terreni, dei membri dei villaggi vicino la miniera, delle donne e dei minori. In questo modo diventano il punto di riferimento per dirimere conflitti tra le persone e prevenire episodi di violenza, anche familiare.
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“Uno dei risultati di cui siamo particolarmente fieri è essere riusciti a scongiurare cinque matrimoni forzati di altrettante bambine di 10-12 anni, promesse dalle famiglie a uomini molto più grandi. È un problema di tipo culturale, purtroppo, che tramite azioni di sensibilizzazione con i genitori e le stesse ragazze stiamo cercando di cambiare. Sono stati proprio i membri del comitato che ci hanno avvertito e quindi abbiamo potuto agire tempestivamente a protezione delle bambine”.
Il fil rouge a favore delle donne si snoda per tutto il progetto, che ha potuto accordare a 90 mamme un credito per avviare una microimpresa, soprattutto nel piccolo commercio e ristorazione, con l’impegno di mandare i figli a scuola. Altre 405 hanno aderito ai gruppi di risparmio creati nell’ambito del progetto. “Chi lavora nei siti auriferi non può contare su un reddito sicuro”, spiega Gisèle. “A volte passano mesi prima di trovare dell’oro, quindi ci si ritrova senza denaro, poi magari si ha un colpo di fortuna e non si ha un posto sicuro dove mettere i guadagni. Grazie ai gruppi di risparmio si può prendere in prestito o prestare agli altri membri, senza affidarsi a intermediari”.
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