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L’utilizzo delle sementi ogm ha causato raccolti scarsi e di pessima qualità. Il paese africano ha chiesto a Monsanto un risarcimento di 74 milioni di euro.
Nel 2003 Monsanto, il colosso di biotecnologie agrarie da poco acquisito dalla casa farmaceutica tedesca Bayer, introdusse le sue sementi Ogm di cotone in Burkina Faso, promettendo ai contadini raccolti più ricchi, profitti maggiori e meno lavoro. Tredici anni dopo il Burkina Faso ha deciso di rinunciare definitivamente ai semi ogm che, a dispetto delle promesse, hanno prodotto cotone di pessima qualità e, di conseguenza, guadagni scarsi.
“La lunghezza della fibra di cotone dopo la sgranatura è inferiore e non risponde alle esigenze del mercato”, si legge in un comunicato del governo burkinabé. La rimozione delle colture ogm avverrà in maniera progressiva fino all’eliminazione totale prevista entro il 2018. Il Burkina Faso è il primo paese africano a rompere i rapporti con Monsanto, riscuotendo il plauso di altri paesi dell’area, come Sudan, Egitto e Sudafrica.
L’abbandono del cotone Bt di Monsanto (il seme chiamato Bollgard II è stato modificato geneticamente per produrre cotone resistente agli insetti) e il ritorno a quello tradizionale ha dato subito risultati estremamente positivi. Il raccolto è stato infatti abbondante e ha fornito cotone di ottima qualità, molto richiesto sul mercato internazionale. Il ritorno alle origini è anche dovuto al nuovo governo democratico, nato dalla rivoluzione che ha ribaltato la dittatura che da quasi trent’anni soffocava la nazione.
Monsanto non ha rispettato le promesse fatte al Burkina Faso, era stato garantito ai contadini che ogni ettaro coltivato a cotone Bt avrebbe prodotto circa quattro, sei tonnellate di cotone. La media si è invece rivelata nettamente inferiore, 1,1 tonnellate per ettaro. La multinazionale statunitense ha imputato i risultati disastrosi del cotone ogm al cattivo utilizzo del loro prodotto da parte degli agricoltori.
Il cotone della Monsanto ha avuto gravi ripercussioni sull’economia del Burkina Faso, uno dei paesi più poveri del pianeta, e negli ultimi cinque anni ha prodotto danni quantificati in 73 milioni di euro. Il governo burkinabè ha pertanto chiesto a Monsanto di risarcire tale cifra, sia per i mancati introiti che per il danno di immagine assestato al cotone del Burkina Faso, denominato “oro bianco”, la seconda risorsa del Paese.
La decisione del Burkina Faso, che potrebbe avere ripercussioni sulle politiche di altri paesi, rappresenta una sconfitta per Monsanto e per gli organismi geneticamente modificati, rivelatisi in questo caso deleteri in termini di perdite finanziarie e di qualità del prodotto. Si tratta al contrario di un importante riconoscimento per le piccole comunità agricole e il loro antico sapere.
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