Il 30 settembre, la Ratcliffe-on-Soar, la 18esima centrale più inquinante d’Europa, ha smesso di bruciare carbone. D’ora in poi produrrà idrogeno verde.
Canada e Regno Unito abbandonano il carbone, ma non sono le uniche
Cambiamenti climatici, inquinamento, malattie e scarsa convenienza economica spingono sempre più Paesi a mettere al bando il carbone.
Canada e Gran Bretagna hanno annunciato di voler eliminare dalla propria produzione elettrica il carbone. Un anno fa, il parlamento olandese ha messo le basi per dire definitivamente addio al carbone e chiudere le centrali ancora attive sul territorio nazionale. Nel giugno scorso, la Svezia si è impegnata ad azzerare le emissioni di carbonio. Sempre più Paesi stanno mettendo in atto misure concrete per cambiare il mondo dell’energia e spingere la produzione verso le fonti rinnovabili. L’obiettivo è sempre lo stesso: ridurre l’inquinamento, prevenire le malattie, creare nuovi posti di lavoro e tenere sotto controllo i cambiamenti climatici.
Minister McKenna and Minister Perry proud to announce joint Canada-U.K. #ClimateAction on #ClimateChange. @beisgovuk https://t.co/PVvEj0zdQX pic.twitter.com/kiCt0supNv
— Minister C. McKenna (@ec_minister) 11 ottobre 2017
Canada e Gran Bretagna alleati contro il carbone
Lo scorso settembre, il primo ministro canadese Justin Trudeau e il primo ministro britannico Theresa May hanno annunciato una nuova partnership per stimolare la crescita green e combattere i cambiamenti climatici. Canada e Regno Unito si impegneranno a creare un’economia più pulita con l’utilizzo di tecnologie innovative per ridurre le emissioni e protegge l’ambiente. Il ministro dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico canadese, Catherine McKenna, e il ministro degli Esteri britannico per il Cambiamento Climatico e l’Industria, Claire Perry, hanno sottolineato che la riduzione del peso del carbone sul mix energetico e la sua sostituzione con tecnologie più pulite “diminuisce notevolmente le emissioni di gas a effetto serra, migliorano la salute delle nostre comunità”, facendo “crescere le nostre economie”.
Phasing out coal power generation is the right thing to do. For the heath of our kids, and the quality of our air! https://t.co/x9ZdcLqyMO
— Catherine McKenna (@cathmckenna) 12 ottobre 2017
Sostenibilità e rinnovabili la scelta del Canada
Il mix di generazione elettrica del Canada è già uno dei più puliti del mondo, con oltre l’80 per cento dell’energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili o a bassissime emissioni di carbonio. Il Canada sta ora concentrando i suoi sforzi per arrivare entro il 2030 a produrre il 90 per cento dell’elettricità con fonti rinnovabili. Per questo, il Paese si sta muovendo su più fronti. Lo scorso anno, il ministro dell’Ambiente ha annunciato l’impegno del Governo federale a utilizzare solo energia da fonti rinnovabili negli edifici pubblici federali e in quelli militari. Il Canada ha inoltre stabilito nel bilancio 2017 di investire 21,9 miliardi di dollari in infrastrutture verdi, dando priorità alle interconnessioni della rete elettrica per gli impianti rinnovabili, alle stazioni di ricarica per veicoli elettrici e alla gestione delle acque reflue.
L’Olanda passa dalle promesse ai fatti
Nel 2016, i Paesi Bassi avevano approvato una delle politiche climatiche più ambiziose d’Europa, votando – pur in modo non vincolante –, un taglio del 55 per cento delle emissioni di anidride carbonica, traguardo da raggiungere entro il 2030 con la chiusura di tutti gli impianti a carbone ancora attivi nel paese. Dalla sua elezione nel marzo 2017, il governo di Mark Rutte sta procedendo alla chiusura anticipata di tre impianti, nonostante, completati nel 2015, risultino tra i più efficienti in Europa. Sulla base di quanto riferito da “Climate Home News” già nel 2016 le centrali stavano perdendo valore, non essendo riuscite a intercettare i segnali di cambiamento nel mondo dell’energia: scarsa domanda, concorrenza delle fonti rinnovabili e la pressione degli attivisti. Gerard Wynn, analista dell’Istituto per l’economia energetica e l’analisi finanziaria, ha commentato che la decisione “dà un segnale forte ai mercati dell’elettricità e in Europa nessun investimento in impianti a carbone può considerarsi sicuro”.
La Svezia si impegna a verificare l’andamento delle politiche sul clima
A giugno, anche la Svezia ha ulteriormente rafforzato i suoi impegni per azzerare le emissioni di gas serra entro il 2045. Il parlamento del paese scandinavo ha votato 254 a 41 per adottare un’ambiziosa legge sul clima. L’obiettivo della Svezia non solo accoglie quanto concordato nell’ambito dell’Accordo di Parigi ma fa di più. L’impegno sottoscritto prevede un taglio di almeno l’85 per cento delle emissioni di gas ad effetto serra rispetto ai livelli registrati in Svezia nel 1990 e una compensazione delle restanti emissioni con strategie green come ad esempio la piantagione di nuovi alberi nel Paese. Il governo svedese si è impegnato a presentare un rapporto sul clima durante il suo bilancio annuale e a elaborare ogni quattro anni un piano d’azione sulla politica climatica per illustrare ai cittadini come intenderà raggiungere e i passi fatti sugli obiettivi climatici.
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