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Metà della fornitura mondiale di cobalto proviene dalla Repubblica Democratica del Congo dove è radicata la piaga del lavoro minorile. Fujitsu ha però annunciato che fornirà presto un’alternativa al cobalto.
Nella Repubblica Democratica del Congo migliaia di bambini e ragazzi vengono sfruttati nelle miniere per l’estrazione del cobalto. Il cobalto è un minerale utilizzato per la realizzazione delle batterie dei nostri smartphone, laptop e automobili. Gli effettivi dati circa lo sfruttamento minorile nell’industria dell’estrazione del cobalto congolese, nazione da cui attualmente proviene oltre la metà della fornitura mondiale del minerale, sono stati rivelati da un rapporto pubblicato lo scorso anno da Amnesty International in collaborazione con African Resources Watch.
Secondo l’organizzazione umanitaria diverse grandi aziende del settore della tecnologia acquistano le loro batterie da compagnie che sfruttano il lavoro minorile per l’estrazione di cobalto. L’esposizione prolungata alle polveri generate dall’estrazione del cobalto può causare gravi malattie respiratorie, mentre i crolli nelle gallerie artigianali sono comuni e provocano centinaia di morti all’anno. Inoltre, secondo il rapporto di Amnesty, la maggior parte dei minatori “non ha nemmeno l’equipaggiamento di protezione base, come guanti, vestiti da lavoro o mascherine”.
Grandi aziende che utilizzano notevoli quantità di cobalto per la realizzazione dei propri prodotti, come Tesla e General Electric, si trovano ora ad affrontare una grave carenza di cobalto proveniente da fonti etiche e certificate, la domanda di questo minerale dovrebbe inoltre aumentare del 500 per cento, secondo quanto riportato dal sito che si occupa di energia e geopolitica OilPrice.com.
La domanda di cobalto sta dunque crescendo esponenzialmente, anche Amazon ne ha bisogno per produrre il suo Kindle, l’industria delle batterie ne utilizza circa il 42 per cento della produzione mondiale, mentre il resto viene utilizzato per applicazioni industriali e militari. Le grandi società come Apple e Tesla non possono più ignorare le domande imbarazzanti circa la provenienza del loro cobalto che, in linea generale, non è etico, secondo OilPrice.com.
TechCrunch, blog statunitense che si occupa di tecnologia e informatica, ha riferito che circa il 97 per cento del cobalto mondiale è un sottoprodotto del nichel o rame. Stanno però sorgendo delle alternative per i produttori che necessitano di cobalto sostenibile. L’azienda statunitense Us Cobalt sta acquistando giacimenti di cobalto nell’Idaho e commercializzerà il minerale estratto senza sfruttare i lavoratori. L’azienda giapponese Fujitsu ha invece appena annunciato di aver sviluppato una nuova tecnologia, ricavata dalla lavorazione di materiali a base ferrosa a cui ha conferito la tensione necessaria, in grado di offrire un’alternativa vera e propria al cobalto.
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