![Quella volta che Kamala fermò Barack](https://cdn.lifegate.it/OOIqkEz53BiJZju6ZfGXnX2vN9c=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg, https://cdn.lifegate.it/l3OTOIhp8hYA3jGanb1sbbYYzdw=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg 2x)
Dopo la scelta di Joe Biden di passare il testimone a Kamala Harris, si apre un nuovo capitolo della storia degli Stati Uniti d’America. Da scrivere in soli 100 giorni.
I governi di Damasco, Mosca e Ankara, assieme alla coalizione delle forze di opposizione, hanno annunciato la fine di tutte le operazioni militari in Siria.
L’esercito regolare, la Russia, la Turchia, e la coalizione delle forze di opposizione al governo hanno annunciato questa mattina un cessate il fuoco valido per l’intero territorio nazionale della Siria. Le armi saranno deposte a partire dalla mezzanotte: l’accordo prevede infatti “il blocco totale di tutte le operazioni militari”.
Se l’intesa verrà rispettata, significherà la fine di una porzione non indifferente della guerra in Siria, a cinque anni dall’inizio di un conflitto che ha causato più di 310mila morti e milioni di profughi. I combattimenti continueranno invece nei confronti degli jihadisti dell’Isis e del Fronte Fatah al-Cham.
Le diplomazie di Ankara e di Mosca saranno “garanti della tregua”. Il presidente russo Vladimir Putin – nel corso di una riunione con i propri ministri della Difesa e degli Affari esteri – ha parlato di “una notizia che attendevamo da molto tempo, e che ha comportato molto lavoro”. Mentre il portavoce della Coalizione nazionale siriana, la principale forza di opposizione in esilio, ha spiegato che l’organizzazione “ha concesso il proprio sostegno all’accordo”, chiedendo “che venga rispettato da tutti”.
Secondo quanto riferito dal governo di Mosca sono stati firmati tre documenti: il più importante, quello che pone fine alla guerra tra il governo siriano e l’opposizione armata interna, è valido in tutte le città della nazione mediorientale. Al contempo, la Russia ha anche annunciato una riduzione della propria presenza militare in Siria, a più di un anno dall’inizio delle operazioni al fianco del governo di Damasco (avviate nel settembre del 2015), e a pochi giorni dall’annuncio della riconquista totale della città di Aleppo.
Ancora non si conoscono, tuttavia, le modalità di tale ritiro. Nel frattempo, l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, Staffan de Mistura, ha manifestato soddisfazione di fronte all’annuncio del cessate il fuoco, “che potrà risparmiare vite umane e facilitare l’invio di aiuti umanitari”. Il diplomatico ha inoltre auspicato che l’accordo possa costituire una base importante per i negoziati che verranno organizzati dalla Russia ad Astana, la capitale del Kazakistan (in attesa dei colloqui di pace previsti a Ginevra, sotto l’egida dell’Onu, a partire dal prossimo 8 febbraio).
Anche gli Stati Uniti hanno accolto positivamente le parole di Putin: Mark Toner, portavoce della diplomazia americana ha spiegato che “le informazioni relative alla tregua nella guerra civile in Siria rappresentano un’evoluzione utile al fine di arrestare le violenze e creare le condizioni per un dialogo politico costruttivo”.
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