
Uno studio ha permesso di rintracciare microplastiche nella quasi totalità dei campioni prelevati nei tre laghi.
Continuano gli incontri con il più mammifero delle nostre foreste, ma l’orso non è pericoloso per l’uomo e il suo ritorno stabile sarebbe una buona notizia.
L’ultimo avvistamento in ordine di tempo sembra
essere avvenuto in Val Poschiavo, in Svizzera, probabilmente lo
stesso esemplare avvistato la settimana prima nella vicina
Valtellina. Insomma pare proprio che l’orso bruno
(Ursus
arctos) sia ritornato in Lombardia e al momento
potrebbero essere presenti 1-2 individui.
Questo significa che i monti e i boschi lombardi ben si prestano ad
ospitare l’habitat
del mammifero. Non vuol dire ci sia un insediamento
fisso, una comunità, ma che qualche
maschio, spesso solitario, si stia dirigendo verso
altre vette alla ricerca di cibo o per esplorare
nuove aree. È curioso ricordare come la famosa orsa Jurca,
in una sola notte con tre cuccioli al seguito,
attraversò l’intero ghiacciaio
dell’Adamello.
Spesso però, agli incontri, si accompagnano timori e
paure, non sempre fondate: “È un problema di
convivenza – spiega Mauro Belardi, Responsabile del Programma Orso per
le Alpi del WWF – radicato, tra l’orso e l’uomo. A
volte può infatti capitare che il plantigrado provochi danni
a greggi o apiari, anche se è vegetariano per il
70% della dieta”.
Per ovviare a questo problema, grazie al progetto LIFE
Arctos (programma interregionale nato per favorire la
presenza di Ursus arctos nelle Alpi), sono stati
acquistati e installati i primi recinti elettrificati (gratuiti per
gli allevatori) con l’obiettivo appunto di minimizzare i
danni.
“L’orso bruno non è pericoloso per l’uomo –
sottolinea Belardi – non lo attacca se non gravemente ferito. In
Italia non si registrano casi da almeno 2 secoli”, conclude.
Animale cauto e molto diffidente, appena
annusa la presenza dell’uomo, si volta e se ne va.
Certo non son mancati gli incontri ravvicinati,
soprattuto in Abruzzo nei centri abitati. L’aggirarsi di giorno
vicino alle abitazioni e perdere di conseguenza il timore nei
confronti dell’uomo, può però rendere l’orso
potenzialmente pericoloso. Spesso questa
confidenza è dovuta dalla facilità con cui trova del
cibo artificialmente,
magari per fotografarlo o vederlo da
vicino.
D’altro canto la presenza così assidua del plantigrado ha
portato sia nel Parco Nazionale
d’Abruzzo che in quello dell’Adamello Brenta,
maggiori introiti finanziari dovuti ad un aumento dell’afflusso di
turisti, tanto che l’ultima campagna pubblicitaria per la stagione
estiva del Comune di Asiago si intitolava “Io sto con l’orso. Io
sto con Asiago”.
Citando le parole di Dino Buzzati, profondo conoscitore della
montagna: “L’orso è continuazione di una vita antichissima,
scomparsa la quale ci sentiremmo tutti un poco più poveri e
tristi”.
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