L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
A due settimane dal precedente disastro, il Madagascar viene colpito dal ciclone Batsirai. Venti le vittime e decine di migliaia gli sfollati.
Dopo la tempesta Ana che ha colpito il Madagascar a gennaio, un nuovo disastro annunciato si è abbattuto sull’isola: il ciclone Batsirai, nell’oceano Indiano, ha colpito la costa orientale dopo aver attraversato Mauritius e Réunion. Il bilancio provvisorio è di venti vittime, tra cui diversi bambini, e decine di migliaia di sfollati.
Le raffiche di vento del ciclone hanno raggiunto i 235 chilometri orari e hanno messo a rischio 600mila persone, di cui 150mila già sfollate: mentre era ancora alle prese con l’emergenza umanitaria causata dalla tempesta Ana, il governo malgascio ha avviato evacuazioni preventive nelle aree di Mahanoro e Nosy Varika. Quest’ultima è stata devastata dal passaggio precedente: il 95 per cento delle case sono andate distrutte.
Le scuole sono state chiuse in tutto il paese e diversi voli sono stati cancellati. Come ha annunciato il governo di Andry Rajoelina, molte zone del sud dell’isola sono tagliate fuori dalle comunicazioni per via delle inondazioni.
Lungo il proprio percorso, Batsirai ha superato le isole Mauritius lasciando su questo piccolo isolotto 1.600 famiglie senza elettricità e una vittima. Il ciclone si è ora indebolito, spostandosi nell’entroterra, con raffiche ridotte a circa 110 chilometri orari.
Gli esperti temevano che il ciclone Batsirai potesse rivelarsi ancora più distruttivo della tempesta Ana, così i funzionari hanno chiesto alla comunità internazionale di offrire assistenza. Su questo punto, il World food programme (Wfp) delle Nazioni Unite ha disposto scorte alimentari da distribuire ai bisognosi, in attesa delle disposizioni da parte dell’Onu.
Si prevede che il ciclone si sposterà verso ovest per poi sfociare in mare aperto, nel canale del Mozambico, per poi dirigersi a sud, evitando l’Africa continentale.
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