Mozambico, sale a 41 il numero delle vittime del ciclone Kenneth

Almeno 41 persone sono morte in Mozambico per colpa del ciclone Kenneth, il più potente nella storia del paese. Gli abitanti dell’isola di Ibo sono rimasti senza rifornimenti alimentari per circa una settimana.

Gli abitanti dell’isola di Ibo, al largo del Mozambico settentrionale, hanno ricevuto ieri i primi aiuti alimentari a sei giorni dal passaggio del ciclone Kenneth: il più potente nella storia del paese, ha causato 41 vittime nello stato africano e sette nell’arcipelago delle Comore. I soccorritori non sono riusciti ad intervenire subito perché il mare era in tempesta, mentre gli aeroporti sono tuttora chiusi.

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I danni causati dal ciclone Kenneth

I venti hanno soffiato ad una velocità di oltre 200 chilometri orari, portando con sé piogge di carattere torrenziale che hanno sommerso interi villaggi. Sull’isola di Ibo, il 90 per cento delle case è stato distrutto. “Se non hai perso tutto, sei fortunato”, racconta un tassista. “Per ora ci ospitano i vicini. Nel frattempo cercheremo di ricostruire la nostra casa”, aggiunge Abdala Moto, che ha una grande famiglia di sedici persone.

Quella che fino a poco tempo fa era “la destinazione turistica più magica del Mozambico” ora non è altro che un acquitrino. Secondo l’Unicef un milione e 400mila bambini sono bisognosi di sostegno umanitario nel paese; per aiutarli Stati Uniti e Unione Europea hanno stanziato finora 14,5 milioni. Il bilancio delle vittime avrebbe potuto essere assai peggiore se migliaia di africani non fossero stati evacuati dalle proprie abitazioni prima dell’arrivo di Kenneth.

Cosa c’entrano i cambiamenti climatici 

Poco più di un mese fa il Mozambico, insieme al Malawi ed allo Zimbabwe, è stato colpito anche dal ciclone Idai che ha provocato circa mille morti. I fenomeni meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti e distruttivi per colpa del riscaldamento globalela temperatura della superficie oceanica aumenta costantemente, di conseguenza l’acqua che si trova in superficie evapora più velocemente, caricando l’aria di umidità che alimenta le tempeste tropicali.

 

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