Cile. L’estrema destra ha vinto le elezioni del Consiglio costituzionale

Il Cile è andato alle urne per eleggere i rappresentanti dell’organo che dovrà approvare la nuova Costituzione. Una pesante sconfitta per la sinistra del presidente Boric.

  • Il partito Repubblicano, di estrema destra, ha ottenuto 33 seggi su 50 nel Consiglio costituzionale.
  • La nuova Costituzione sarà consegnata al presidente a ottobre e dovrà essere approvata da referendum.
  • Un primo progetto di Costituzione, considerata molto progressista, è stato bocciato dal popolo cileno nel 2022.

I cittadini del Cile hanno votato per eleggere il consiglio incaricato di approvare la nuova Costituzione. E la maggioranza è andata alla lista di estrema destra, quella composta da candidati del Partito Repubblicano di José Antonio Kast.

In Cile è dal 2019 che si parla di cambiare la Costituzione redatta ai tempi della dittatura di Pinochet. Quell’anno sono esplose violente proteste nel paese contro la sua infrastruttura sociale, politica ed economica, che avevano portato all’insediamento alla presidenza del progressista Gabriel Boric. Quest’ultimo non è riuscito però a far approvare un primo disegno di nuova costituzione, considerato dalla popolazione troppo ambizioso e di sinistra. Ora la palla passerà in mano al nuovo consiglio a maggioranza di destra.

La riforma della Costituzione

A ottobre 2019 il governo del Cile ha annunciato un aumento del prezzo della metropolitana di Santiago nelle ore di punta, dopo che pochi mesi prima c’era già stato un incremento del biglietto. È stata la miccia che ha portato in piazza migliaia di persone, una protesta che nel giro di poco tempo ha assunto dimensioni e ragioni molto più vaste.

I manifestanti hanno denunciato le profonde disuguaglianze sociali nel paese, causate da quel modello economico-sociale neo-liberista imposto dai tempi della dittatura di Pinochet degli anni Settanta e che ha ridotto in povertà larghe fette della popolazione. Le proteste sono andate avanti per mesi, convincendo l’allora presidente Sebastian Piñera a convocare a ottobre 2020 un referendum sulla Costituzione cilena, custode di tutti quei principi contestati dai manifestanti. L’80 per cento degli elettori ha chiesto un nuovo testo costituzionale, mentre a maggio 2021 il popolo ha scelto i membri della nuova assemblea costituente e i grandi partiti sono stati sconfitti, con la maggioranza dei seggi andata a candidati indipendenti (tra cui quelli delle comunità indigene). Nel novembre 2021 intanto Gabriel Coric, candidato della coalizione di sinistra Apruebo Dignidad di cui faceva parte anche il partito Comunista, è stato eletto presidente sconfiggendo il candidato di estrema destra José Antonio Kast.

Sembrava che la strada fosse spianata per una nuova stagione politica nel paese e che una nuova Costituzione progressista fosse imminente. Ma le cose non sono andate come previsto. Il testo redatto dall’Assemblea costituente tutelava i diritti delle popolazione indigene, parlava di aborto e quote rosa, si occupava di cambiamenti climatici, faceva tornare lo stato attore protagonista dopo decenni di neo-liberismo. Ma è stato bocciato al referendum di settembre 2022, perché considerato troppo radicale e ambizioso, ma anche per la campagna di disinformazione messa in piedi dall’ultradestra. Un colpo durissimo per il governo Boric e per la rivoluzione in corso in Cile.

Terremoto politico in Cile

Nei mesi scorsi sono ricominciati i lavori per la stesura della nuova Costituzione. Se prima molto era in mano agli eletti indipendenti dell’Assemblea costituente, questa volta il presidente Boric ha coinvolto maggiormente i partiti rappresentati nel Congresso, che avranno dunque molto più potere nella realizzazione del nuovo testo. E il 7 maggio la popolazione è stata chiamata alle urne per eleggere i 50 membri del Consiglio costituzionale, l’organo chiamato ad approvare la nuova proposta di Costituzione cilena.

Un po’ a sorpresa, la vittoria è andata all’ultra destra del Partito Repubblicano di José Antonio Kast, colui che era stato sconfitto nella competizione presidenziale contro Boric. La lista ha ottenuto il 35 per cento dei voti, che si traducono in 33 seggi su 50. Una soglia importante, che supera la soglia dei tre quinti di maggioranza necessaria per approvare il nuovo testo. Unità per il Cile, il blocco formato dai partiti di sinistra che sostengono Boric, ha ottenuto solo 17 seggi, cioè non avrà diritto di veto sulle decisioni del Consiglio. 

“Un terremoto nella politica cilena”, ha commentato il voto il giornalista cileno Rocío Montes su El País. La nuova Costituzione, a cui sta lavorando da gennaio una Commissione di 24 esperti che deve seguire una serie di principi guida, sarà dunque molto meno ambiziosa rispetto ai progetti originari e finirà per ricalcare l’impianto di quella precedente redatta nell’era Pinochet. Questo proprio perché eventuali dettami troppo progressisti non supererebbero lo scoglio della maggioranza di ultradestra del Consiglio costituzionale. A ottobre il testo sarà consegnato al presidente, ma l’ultima parola spetterà ancora una volta al popolo, chiamato a esprimersi tramite referendum.

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