I cittadini hanno bocciato la nuova Costituzione del Cile

La nuova Costituzione del Cile non entrerà in vigore: il 62 per cento dei cittadini l’ha rifiutata. Per il presidente Gabriel Boric la strada è in salita.

  • Domenica 4 settembre il 62 per cento dei cittadini cileni ha rifiutato la nuova Costituzione.
  • Il testo, molto progressista, si occupava diffusamente di clima, risorse naturali, diritti delle donne e degli indigeni.
  • Per il governo di Gabriel Boric, questa è una grave sconfitta politica.

Rechazo, rifiuto. Al referendum di domenica 4 settembre 2022, il 62 per cento dei cittadini cileni ha bocciato la nuova carta costituzionale, frutto di un anno di lavoro da parte di un’assemblea democraticamente eletta. Per il momento, dunque, la Costituzione del Cile resterà quindi quella in vigore, ereditata dalla sanguinaria dittatura di Augusto Pinochet.

Cosa c’era scritto nella nuova Costituzione del Cile

Si schianta contro un muro un vasto progetto di cambiamento che aveva preso il via nell’autunno del 2019, quando il paese fu scosso da violente proteste dovute alle profonde disuguaglianze economiche e sociali. A un primo referendum, tenutosi il 25 ottobre 2020, la popolazione aveva chiesto una nuova Costituzione e aveva deciso che fosse scritta da un gruppo di cittadini eletti ad hoc. Un gruppo composto per la metà da uomini e per la metà da donne, con 17 seggi riservati agli indigeni.

Il risultato è un poderoso documento da 178 pagine, 388 articoli e 54 norme transitorie. La Costituzione del Cile che è stata sottoposta ai cittadini descrive il paese come una “democrazia inclusiva e paritaria”, introduce le quote rosa e il diritto all’aborto, obbliga a consultare le comunità indigene prima di prendere decisioni che le riguardino, si occupa diffusamente di cambiamenti climatici, definisce l’acqua come un bene inalienabile, restituisce un ruolo centrale allo stato dopo decenni di ultraliberismo.

Un duro colpo per il governo di Gabriel Boric

Un taglio netto con il passato che, però, non ha convinto i cittadini. Alla vigilia l’esito sembrava in bilico ma, alla fine, il risultato del referendum è stato schiacciante. Con il 96 per cento delle sezioni scrutinate, il “rechazo” aveva incassato il 61,9 per cento delle preferenze contro 38,1. Il “no” ha prevalso in 338 comuni su 346.

scrutini referendum
Gli scrutini dopo il referendum © Jonnathan Oyarzun/Getty Images

È un duro colpo per il governo di sinistra guidato da Gabriel Boric, il presidente più giovane della storia del Cile, ex-leader studentesco in prima linea nelle proteste del 2019. Il suo discorso alla nazione dopo il voto ha toni pacati e costruttivi: “L’anelito al cambiamento e alla dignità richiedono alle nostre istituzioni e agli attori politici di lavorare con più impegno, dialogo, rispetto e affetto, fino ad arrivare a una proposta che ci interpreti tutti”. Già prima della chiusura dei seggi, Boric aveva già convocato i vari leader politici per il pomeriggio di lunedì, nel tentativo di definire il da farsi in tempi rapidi.

Il futuro del Cile è un punto di domanda

Stando a diverse analisi pubblicate dai quotidiani internazionali, tra cui il New York Times, per molti cileni – anche quelli tutt’altro che nostalgici dell’epoca di Pinochet – il testo è apparso troppo radicale. Di sicuro ha influito il fatto che l’assemblea costituente, eletta in un momento di grande tensione sociale e politica, fosse di fatto dominata da indipendenti e movimenti, con uno spazio marginale per conservatori e moderati. Pare che abbiano avuto un peso anche le fake news circolate in questi mesi: su alcuni siti di disinformazione si leggeva addirittura che la nuova Costituzione del Cile avrebbe permesso l’aborto fino al nono mese, o che avrebbe vietato di possedere una casa.

E adesso? Una delle ipotesi al vaglio è che si ricominci da zero a scrivere un’altra Costituzione, dando per assodato che quella ereditata da Pinochet non sia più ammissibile. L’idea è caldeggiata anche dalla scrittrice Isabel Allende, figlia di Salvador Allende, deposto dal golpe del 1973. In tal caso però bisognerebbe reimpostare l’intero iter da zero, cosa che inevitabilmente richiederà complessi negoziati tra le forze politiche. Insomma, il futuro del Cile al momento è un grande punto di domanda.

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