Clima, le regioni del mondo che stanno registrando le temperature più alte

Le fasce temperate e polari del Pianeta stanno sperimentando temperature estreme. A novembre, ad esempio, l’Australia ha toccato i 47 gradi.

La neve appena caduta sull’Italia a inizio dicembre potrebbe far pensare a un ritorno delle mezze stagioni e un clima tornato alla normalità. Purtroppo, la realtà è ben diversa. Nel mondo in molti stanno sperimentando temperature roventi. Il Mozambico ha toccato in questi giorni i 45 gradi centigradi, il Paraguay li ha appena superati e l’Australia sta bollendo sotto 46-47 gradi centigradi. Sulla grande isola, in particolare, lo stato di Victoria ha vissuto il novembre più caldo dal 2009 con 45,8 gradi centigradi (+3,18 oltre la media).

A Boston toccata una temperatura minima di 17 gradi

Un novembre anomalo in tutto il mondo, causato dal clima che cambia, e che ha interessato soprattutto le fasce climatiche temperate e polari del Pianeta (il che è preoccupante perché solitamente sono le fasce climatiche tropicali a essere più afose). Quello appena trascorso in Gran Bretagna è stato il sesto novembre più caldo, con +1,5 gradi rispetto alla media. Nonostante il ridotto numero di giorni soleggiati, quello del 2020 è stato anche il novembre più secco mai registrato su suolo inglese.

E come va in America del Nord? Se scendiamo nei dettagli delle temperature registrate, la notte del primo dicembre si è toccato un picco dovuto a una corrente di aria calda: alle cinque del mattino, Boston registrava 17 gradi (cioè faceva più caldo che a Miami dove ce n’erano 15!), e più a nord, nella provincia della Nuova Scozia, in Canada, 13. Dall’altra parte del mondo, in Giappone è stato registrato il sesto novembre più caldo dal 1880, con +1,29 gradi rispetto alla media, persino più caldo dell’anno precedente, il 2019, considerato il più caldo di sempre per la terra del Sol Levante.

Il nuovo allarme sul clima lanciato dalle Nazioni Unite

“L’obiettivo delle Nazioni Unite per il 2021 è costruire una coalizione globale per il raggiungimento della carbon neutrality (cioè il traguardo delle zero emissioni nette di CO2, ndr)”, ha dichiarato António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, lanciato dalla Columbia University durante l’evento “State of the planet” del 2 dicembre. “Ogni paese, città, istituto finanziario e azienda – ha aggiunto – dovrebbe adottare dei piani per arrivare all’obiettivo emissioni nette zero entro il 2050. Ciascun individuo deve fare la sua parte, come consumatore, produttore o investitore”.

Guterres ha affermato che “l’equilibrio ecologico del Pianeta si è rotto” e che, oltre alla devastante pandemia in corso, stiamo assistendo a “nuove vette del riscaldamento globale, nuovi record di degrado ecologico e nuove battute d’arresto nel nostro lavoro verso uno sviluppo più equo, inclusivo e sostenibile”. Per raggiungerlo è necessario anche impiegare più risorse, pubbliche e private: un investimento da 1500 miliardi di euro dal 2020 al 2030 ne può generare quasi 6000 di benefici netti totali in cinque aree diverse, come spiega il report Adapt Now: A Global Call for Leadership on Climate Resilience. Le aree sono quelle relative ai sistemi di allarme, alle infrastrutture resilienti al clima, il miglioramento dell’agricoltura nelle zone aride, la protezione delle mangrovie e gli investimenti per rendere le risorse idriche più resilienti.

Ma il 2020 è quasi terminato e la temperatura media globale è lì a ricordarci che ancora tropo poco è stato fatto.

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