
Animal Equality ha documentato la sistematica violazione delle norme da parte di tre macelli del Brasile, da cui l’Italia importa tonnellate di carne.
Sono stati pubblicati i risultati delle prime analisi dell’Università di Siena sui contaminanti trovati nei rifiuti plastici abbandonati in mare e raccolti sulle spiagge italiane. Scopriamoli nell’editoriale del presidente di Legambiente.
Il fenomeno del marine litter rappresenta ormai la seconda emergenza ambientale globale dopo quella dei cambiamenti climatici. La presenza di plastica in mare è un problema serio per gli effetti sull’ambiente e la fauna marina e, di conseguenza, per il pericolo che i pesci possono diventare veicolo di sostanze tossiche che finiscono direttamente sulla nostra tavola.
Un rischio avvalorato dallo studio sperimentale Plastic busters che ha riscontrato mercurio, policlorobifenili, ddt ed esaclorobenzene nei rifiuti plastici abbandonati in mare e raccolti dai volontari di Legambiente. In occasione della Giornata mondiale degli oceani, infatti, sono stati resi noti i primi risultati delle analisi compiute dall’Università di Siena per Plastic busters, primo progetto sperimentale nel Mediterraneo sul tema anche alla luce degli effetti sulla catena alimentare legati all’ingestione delle plastiche in mare.
#WorldOceansDay
I rifiuti plastici galleggianti, che già così sono pericolosi, veicolano inquinanti e sostanze tossiche. Sempre peggio.
>> https://t.co/Qgv3vFJ9Pz …#Giornatamondialedeglioceani #OceanAction20169 pic.twitter.com/wkmucqo7jX— Legambiente Onlus (@Legambiente) 8 June 2018
Per cominciare, su tutti i campioni analizzati è stata riscontrata la presenza di sostanze contaminanti, in concentrazione variabile in base all’area, la natura del polimero e il grado di invecchiamento del rifiuto. Il campionamento ha riguardato una sola tipologia di plastiche galleggianti: le “sheetlike user plastic”, ovvero buste, fogli e teli che costituiscono la frazione più abbondante del marine litter.
Leggi anche: Perché plastica e microplastiche sono la minaccia dei nostri oceani
I rifiuti analizzati dai ricercatori dell’Università di Siena sono stati raccolti e campionati da Goletta Verde di Legambiente l’estate scorsa durante la navigazione lungo la Penisola. Per ogni campione, l’equipaggio dell’imbarcazione ambientalista ha preso la posizione gps, scattato foto, compilato una scheda di dettagli ed eseguito una procedura di raccolta e conservazione come previsto dal protocollo dell’Università di Siena. Infine sono state effettuate le analisi in laboratorio, con la valutazione della composizione polimerica di ciascun campione attraverso la tecnica di spettrometria a raggi infrarossi. Dall’analisi è emerso che l’86 per cento delle macroplastiche analizzate è costituito da polietilene e il 14 per cento da polipropilene.
Per quanto riguarda l’analisi dei composti di sintesi organoclorurati e del mercurio riscontrati sulle microplastiche galleggianti, dallo studio emerge che tutti i campioni presentavano livelli apprezzabili di questi contaminanti. I dati mostrano un aumento delle concentrazioni con la permanenza in mare in una prima fase e una successiva diminuzione con l’invecchiamento: probabilmente, con l’avanzare dei processi degradativi a cui va incontro la plastica una volta in mare, essa rilascia parte del carico di contaminanti.
Leggi anche: Pete Ceglinski. Anche un solo Seabin può fare la differenza per rimuovere la plastica dagli oceani
I risultati dello studio inducono ad approfondire questo tipo di approccio nell’analisi del fenomeno e ci sottopongono ancora una volta la necessità di difendere le acque del nostro Pianeta dai rifiuti, riducendo il consumo di prodotti usa e getta e promuovendo il riciclo e l’economia circolare. Oltre, naturalmente, a educare i cittadini a non abbandonare i rifiuti nell’ambiente. Quantomeno, per non ritrovarseli nel piatto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Animal Equality ha documentato la sistematica violazione delle norme da parte di tre macelli del Brasile, da cui l’Italia importa tonnellate di carne.
Un fulmine ha colpito venerdì 5 agosto un deposito di petrolio a Cuba. Sono stati necessari cinque giorni per circoscrivere l’incendio.
L’agenzia ambientale Ibama ha concesso il via libera preliminare al rifacimento di un’autostrada nel cuore della foresta amazzonica brasiliana.
Secondo l’Unicef, gli scontri tra bande criminali rivali, assieme all’inflazione e alla povertà, stanno portando migliaia di bambini a soffrire la fame.
La gravissima siccità che sta colpendo da mesi la Francia si sta aggravando di giorno in giorno, provocando incendi e problemi nel settore agricolo.
Una indagine della Fondazione Libellula mette in luce il gap di genere sul lavoro: una donna su due sperimenta (anche spesso) molestie e discriminazioni
Decine di persone sono morte in Uganda e più di 5.000 sono state evacuate a causa di un’inondazione. Sono gli effetti degli eventi meteorologici estremi.
Il legno è rinnovabile, riciclabile, sostenibile e versatile. Un viaggio su come questo materiale può contribuire a plasmare un’economia globale più sana.
L’incendio McKinney Fire è diventato il più esteso della California. Due persone sono state trovate morte all’interno di un veicolo bruciato.