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L’Italia scala qualche posizione nell’Indice di percezione della corruzione di Transparency International del 2017. Ma siamo ancora 25esimi in Europa.
L’Italia migliora nell’Indice di percezione della corruzione di Transparency International, passando dal 60esimo del 2016 al 54esimo posto raggiunto lo scorso anno . L’associazione, il cui indice prende in considerazione 180 nazioni, lega il miglioramento alle misure adottate negli ultimi anni, tra le quali figura l’istituzione dell’Autorità nazionale anticorruzione: “Dal 2012, sono diciotto le posizioni scalate, di cui quindici da quando esiste il nuovo organismo governativo”.
Il Corruption Perceptions Index è stato pubblicato per la prima volta nel 1995: si tratta di un indicatore composito, utilizzato per misurare la percezione della corruzione nel settore pubblico, la cui metodologia di calcolo è stata rinnovata e affinata nel corso del tempo. I dati sono frutto dell’aggregazione di una serie di fonti che forniscono la percezione di uomini d’affari e di esperti nazionali sul livello di corruzione (l’indice non considera invece l’opinione dei cittadini).
La scala va da zero (il massimo grado di corruzione percepita) a 100. Le nazioni che risultano le migliori sono la Danimarca e la Nuova Zelanda, che raggiungono – rispettivamente – quota 89 e 88. Al contrario, in fondo alla classifica sono rimaste le stesse nazioni che figuravano nell’indice del 2016: la Somalia, con soli 9 punti, e il Sud Sudan che non supera i 12.
L’Italia si piazza nella metà più virtuosa a livello mondiale, dunque, ma ancora lontana dai vertici. Quello del nostro paese rappresenta inoltre “un progresso in controtendenza con l’andamento della maggior parte degli altri Paesi a livello globale che faticano a migliorarsi. L’avanzamento registrato quest’anno è frutto dell’impegno degli ultimi anni sul tema: dopo la legge Severino del 2012 sono stati fatti diversi progressi, tra cui l’approvazione delle nuove norme sugli appalti, l’introduzione dell’accesso civico generalizzato e, soprattutto, la recente legge a tutela dei whistleblowers”, ha spiegato Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia.
La penisola, poi, non figura più alle ultimissime posizioni in Europa: siamo ormai 25esimi sulle 31 nazioni esaminate nel Vecchio Continente. Ciò significa, però, che restiamo ancora molto lontani dai vertici europei: il dirigente della ong ha ricordato in questo senso che “rimangono ancora diversi angoli bui nel settore pubblico e nella politica, a partire dai finanziamenti a quest’ultima. È vero che abbiamo una maggiore trasparenza sul fronte dei finanziamenti ai partiti rispetto al passato, ma ci sono altri soggetti che vengono usati per canalizzare le risorse e che non hanno gli stessi obblighi di trasparenza e rendicontazione, a partire dalle fondazioni e dalle associazioni politiche”.
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