Usa. La Corte suprema indebolisce l’Agenzia per la protezione ambientale (Epa) e il piano per il clima di Biden

L’Agenzia per la protezione ambientale (Epa) non ha il potere di regolamentare le emissioni di CO2 delle centrali elettriche. L’ha deciso la Corte suprema.

  • La Corte suprema statunitense ha stabilito che l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Environmental protection agency, Epa) non può regolamentare le emissioni di CO2 delle centrali elettriche.
  • Tale potere, sostengono i giudici, spetta soltanto al Congresso o a un’agenzia amministrativa che abbia ricevuto un chiaro mandato in tal senso.
  • Questa sentenza indebolisce notevolmente le ambizioni di Joe Biden in materia di transizione energetica e lotta contro i cambiamenti climatici.

L’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Environmental protection agency, Epa) non ha il potere di regolamentare le emissioni di CO2 delle centrali elettriche. A stabilirlo è stata la Corte suprema giovedì 30 giugno, con un voto di 6 a 3 che ne rispecchia appieno la divisione politica. Così appare sempre più in salita la strada per realizzare il piano per il clima, fortemente voluto dal presidente Joe Biden, che si riprometteva proprio di dimezzare le emissioni entro la fine del decennio.

Cosa ha deciso la Corte suprema sui poteri dell’Epa

I giudici della Corte suprema si sono espressi sul caso n.20-1530, West Virgina v. Environmental protection agency, con cui 19 stati – guidati appunto dalla Virginia occidentale – contestavano la facoltà dell’Epa di stabilire standard sulle emissioni di gas serra delle centrali elettriche. Un potere che le è stato conferito nel 2011 – durante l’amministrazione Obama – dal Clean air act. Si tratta della corposa legge che da più di sessant’anni regolamenta a livello federale il tema della qualità dell’aria, ed è stata aggiornata a più riprese fino a comprendere i temi ambientali a tutto tondo.

“Limitare le emissioni di CO2 a un livello tale da forzare la transizione dell’intera nazione dall’uso del carbone per generare elettricità può essere una ragionevole ‘soluzione alla crisi del presente’”, si legge nella sentenza che ne cita una precedente, del 1992. “Non è però plausibile che il Congresso abbia dato all’Epa l’autorità di adottare in autonomia un simile schema normativo”, continua. “Una decisione di tale portata e con simili conseguenze spetta al Congresso stesso, o a un’agenzia che operi sulla base di una chiara delega da parte di tale organo rappresentativo”.

Un duro colpo per le ambizioni sul clima di Joe Biden

“Le implicazioni della sentenza potrebbero estendersi ben oltre le politiche ambientali”, scrive il New York Times. “È anche un segnale del fatto che la nuova maggioranza conservatrice della corte, che si è recentemente ampliata, sia profondamente scettica sul potere delle agenzie amministrative di affrontare le principali questioni che la nazione e il pianeta hanno di fronte a sé”.

In sostanza, la sentenza sostiene che il Congresso debba approvare leggi molto più esplicite, spiega nelle pagine del New Yorker Bill McKibben, fondatore dell’organizzazione ambientalista 350.org, Cosa che tuttavia appare “essenzialmente impossibile”, soprattutto perché le aziende partecipano alle campagne elettorali e hanno quindi un enorme potere di orientare le linee politiche dell’amministrazione. A consentirlo è stata sempre una decisione della Corte soprema, la Citizens united v Fec del 2010. Ed è questo il motivo per cui, invece di approvare un vero e proprio pacchetto sul clima, finora le amministrazioni democratiche si sono dovute accontentare di alcune specifiche misure del Clean air act.

Per Bill McKibben, la pronuncia è “il culmine di uno sforzo durato cinque anni per far sì che il governo federale non minacci lo status quo delle aziende”. Le conseguenze, sostiene, rischiano di estendersi ben al di dà dei confini statunitensi. In primis perché gli Usa hanno contribuito in modo determinante alla crisi climatica in corso, perché sono il paese che ha emesso più gas serra nella storia (stando ai volumi attuali, invece, sono secondi solo alla Cina). E poi perché, se Joe Biden non potrà dare l’esempio in prima persona, verrà messo in bilico anche il suo ruolo di leadership nei negoziati internazionali.

Earth Day
Il presidente americano Joe Biden al summit per l’Earth day 2021 © Drago-Pool/Getty Images

Gli Stati Uniti si dividono anche sul clima

Proprio Joe Biden, pur criticando aspramente “un’altra decisione devastante che vuole riportare indietro il nostro paese”, promette di continuare per la sua strada. Nonostante tutto. “Non possiamo ignorare, e non ignoreremo, il pericolo per la salute pubblica e la minaccia esistenziale che i cambiamenti climatici pongono”.

Anche i tre giudici di orientamento liberale esprimono il proprio dissenso, sottolineando come l’Epa sia stata privata del “potere di dare una risposta alla più pressante sfida ambientale del nostro tempo”. Per la Corte suprema è una nuova decisione politicamente controversa nell’arco di pochi giorni, dopo quella di cancellare la sentenza Roe v Wade che garantiva il diritto federale all’aborto, e dopo quella di eliminare alcuni paletti pensati per sancire la separazione tra Stato e Chiesa.

“L’Epa non può più scavalcare il Congresso”, esulta invece Patrick Morrisey, procuratore generale della Virginia occidentale che ha guidato la vertenza, parlando di una “grande vittoria su uno stato federale che si spinge troppo oltre e sugli eccessi dell’amministrazione. Questa è una GRANDE vittoria per la Virginia occidentale, per i posti di lavoro nel settore dell’energia e per tutti coloro che ci tengono alla separazione dei poteri nel nostro paese”.

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