
Dietro la direttiva “case green”, che prevede l’efficientamento energetico degli edifici, ci sarebbe la lobby del gas, secondo le associazioni.
Chi sottoscrive un contratto di energia elettrica pensa di incentivare la produzione da fonti rinnovabili. Ma esistono solo tre realtà dalle quali è possibile acquistare energia al davvero “pulita” al 100%.
Da quando è stato liberalizzato nel 1999, il mercato dell’energia elettrica è cambiato. Prima monopolio esclusivo di Enel, ora la vendita di energia elettrica è in mano a decine di fornitori in competizione tra loro. Per diversificare l’offerta quasi tutti questi fornitori, chi più chi meno, hanno puntato sull’energia “pulita”, ovvero prodotta da fonti rinnovabili, cercando di intercettare così anche i clienti più sensibili.
I fornitori, con i quali i clienti stipulano un contratto, acquistano a loro volta energia elettrica da chi la produce. Tutta l’energia prodotta si trova mischiata in rete (e prende il nome di mix elettrico o mix energetico). Ciò significa che anche l’energia rinnovabile si trova mischiata insieme a quella prodotta da fonti tradizionali. Una confusione che dà la possibilità alle compagnie di sfoderare tecniche di marketing ambigue. Non a caso le grandi compagnie energetiche pubblicizzano la possibilità di stipulare contratti “verdi” quando in realtà solo parte dell’energia prodotta dipende dalle rinnovabili.
Come ci spiega il responsabile della campagna Energia&Clima di Greenpeace Italia, Luca Iacoboni, pur riconoscendo gli sforzi e i progressivi miglioramenti della grande industria in campo energetico, per incrementare il numero di impianti di fonti rinnovabili – e affinché questi sostituiscano gli impianti convenzionali da fonti non rinnovabili – è necessario che il numero di contratti stipulati superi per consumo la parte del cosiddetto mix energetico già assicurato tramite fonti pulite. Tramite l’acquisto dei titoli GO (Garanzia d’Origine), le compagnie dimostrano che la propria energia “verde” sia effettivamente prodotta da fonti pulite e si fregiano di essere produttori verdi. Però allo stesso tempo immettono in rete energia prodotta da fonti non rinnovabili e la realtà è che finché non decideranno di abbandonare queste fonti non potranno diventare effettivi produttori di energia al 100 per cento rinnovabile. Anche perché, proprio per via dell’unicità della rete dove tutta l’energia viene mischiata, è impossibile stabilire se l’elettricità consumata proviene dalle fonti rinnovabili o da quelle convenzionali, per cui un produttore che produce tutte e due i tipi di energia non può dirsi solo rinnovabile.
Per questo la campagna pubblicitaria di Enel nella quale il noto conduttore Alessandro Cattelan dice che scegliendo l’offerta Speciale Luce si è “al 100% green”, non può essere – nei fatti – veritiera. Nella pubblicità, infatti, si fa intendere che sottoscrivendo un nuova contratto con Enel si è al 100% “puliti” e si incentiva la produzione di energia rinnovabile. Ma come riportano i dati GSE, nel 2014 il mix energetico utilizzato per la produzione di energia elettrica venduta dall’impresa era costituito per il 62,7 per cento da fonti rinnovabili, il 12 per cento da carbone, il 20 per cento da gas, il 2,5 per cento dal nucleare e lo 0,66 per cento da altri prodotti petroliferi. Insomma, il 40 per cento dell’energia elettrica immessa sul mercato da Enel è prodotta ancora alla vecchia maniera. Solo nel caso in cui il numero di contratti stipulati superasse la potenza installata di fonti rinnovabili, Enel si vedrebbe costretta ad aprire nuovi impianti. Ma, come assicura Iacoboni, siamo ancora ben lontani da questo traguardo. Inoltre il responsabile di Greenpeace fa notare che sono ancora pochi gli impianti rinnovabili Enel in Italia: la metà di quelli inaugurati di recente si trovano all’estero.
Insomma, una campagna pubblicitaria del genere è una pura operazione di marketing. L’Enel e le grandi compagnie non hanno abbandonato le fonti non rinnovabili per cui non possono fregiarsi del titolo di produttori di energia al 100 per cento rinnovabile. In Italia, però, esistono possibilità concrete per acquistare energia elettrica prodotta al 100 per cento da fonti rinnovabili. Come documenta l’organizzazione Italian Climate Network nella sua miniguida sulla fornitura di energia elettrica, sono tre le società che possono vantarsi di questo traguardo. E LifeGate è tra queste.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dietro la direttiva “case green”, che prevede l’efficientamento energetico degli edifici, ci sarebbe la lobby del gas, secondo le associazioni.
Un progetto di trivellazione petrolifera sta per sorgere nel nord dell’Alaska e mette a rischio gli obiettivi climatici degli Stati Uniti.
A maggio la città di El Paso vota la sua carta del clima. E con essa la fine delle trivellazioni nel più grande bacino di fossili degli Stati Uniti.
Il superbonus è stato decisivo nel promuovere la riqualificazione degli edifici. Ma si è trattato di una spesa troppo alta a fronte di scarsi risultati.
Quattro i pilastri del piano industriale europeo per la neutralità climatica, presentato dalla Commissione europea, che punta a stimolare uno sviluppo sostenibile. Scopriamoli insieme.
Più rinnovabili, più auto elettriche, più pompe di calore, meno gas e carbone. La guerra della Russia ha accelerato la transizione energetica.
Lo sostiene Fatih Birol, direttore di Iea: “La domanda di petrolio diminuirà. I paesi, soprattutto del Medio Oriente, devono prepararsi alla transizione”
Nato per favorire gli investimenti fossili nell’ex blocco sovietico, diversi paesi membri ora vogliono abbandonare l’Energy charter treaty.
In Italia il 78 per cento dei consumatori vuole passare all’auto elettrica, anche per la crescita dei costi del rifornimento per benzina e diesel.