Risparmio energetico

Cos’è e come funziona il teleriscaldamento

Il teleriscaldamento è un sistema intelligente di riscaldamento attuabile nelle città, con una rete di tubazioni che collega le case.

Il teleriscaldamento è una forma di riscaldamento (di abitazioni, scuole, ospedali) che consiste essenzialmente nella distribuzione, attraverso una rete di tubazioni isolate e interrate, di acqua calda, acqua surriscaldata o vapore (detti fluido termovettore), proveniente da una grossa centrale di produzione, alle abitazioni con successivo ritorno dei suddetti alla stessa centrale. L’acqua calda viene distribuita alla temperatura di 80-90 gradi centigradi in tubazioni e condutture di diametro maggiore rispetto a quelle ordinarie. Un impianto di teleriscaldamento consente di ridurre le problematiche relative alla posa delle tubazioni e alle dilatazioni termiche delle stesse. Le centrali di produzione possono sfruttare diversi combustibili per produrre il calore necessario; sia quelli tradizionali quali gas naturale, oli combustibili e carbone che fonti alternative utilizzate per la produzione di calore: biomassa, geotermico o anche rifiuti.

Il teleriscaldamento, in pratica

La produzione di calore può essere anche associata a quella di energia elettrica: si parla in questo caso di cogenerazione. A destinazione il fluido termovettore riscalda, attraverso uno scambiatore di calore acqua-acqua o vapore-acqua (generalmente a piastre), l’acqua dell’impianto di riscaldamento della abitazione. Lo scambiatore, che in pratica sostituisce la caldaia, può produrre anche acqua di uso sanitario.

In quanto impianto centralizzato di enormi dimensioni, la centrale di teleriscaldamento è molto più efficiente di qualunque caldaia condominiale: non solo per le tecnologie più avanzate di cui fa uso, ma anche perché, mentre una caldaia piccola si spegne e riaccende in continuazione man mano che la casa si riscalda e poi raffredda, in una caldaia più grande tutte queste oscillazioni della domanda si compensano a vicenda permettendole di funzionare continuamente alla stessa potenza, il che aumenta di molto l’efficienza.

Inoltre, un grande impianto anche dal punto di vista delle emissioni inquinanti è controllato molto di più di qualsiasi caldaia privata (si ricorda che nel milanese si stima che nel periodo invernale gli impianti di riscaldamento siano l’origine della metà delle polveri sottili emesse). La distanza dei luoghi scaldati rispetto alla centrale, oltre un certo limite di alcuni chilometri, comporta delle dispersioni di calore durante il tragitto, che non rendono più conveniente il teleriscaldamento dal punto di vista economico e termodinamico. In una configurazione tipica le dispersioni di calore ammontano a circa il 13-16 per cento del calore immesso nella rete. All’aumentare della distanza si possono rendere necessarie anche delle stazioni intermedie che aumentano la pressione e la temperatura dell’acqua.

teleriscaldamento
Tuomas Ojanpera mostra la rete di teleriscaldamento della città © Rudi Bressa

Quanto costa questa tecnologia

Il teleriscaldamento ha in genere gli stessi costi per le utenze finali del tradizionale riscaldamento a metano, pur essendo ricavato da una “materia prima” a costo zero, come la termovalorizzazione di rifiuti o il recupero di calore dei fumi delle centrali. Prevalentemete l’acqua per teleriscaldamento viene prodotta tramite coogenerazione, cioè in centrali termoelettriche che attuano un recupero di calore di energia dagli impianti che producono energia elettrica. La termovalorizzazione dei rifiuti non risulta a costo zero, sia per il processo di selezione del rifiuto che per il necessario apporto di combustibile tradizionale (solitamente metano) quando vengono bruciati e inceneriti alcuni tipi di rifiuti.

Una tecnologia che è in via di sviluppo è lo sfruttamento del calore per il teleraffrescamento. I condizionatori elettrici consumano elettricità per produrre il calore necessario; in questo modo si ha una degradazione di un’energia pregiata per ottenere la quale si è precedentemente degradata altra energia, generalmente in centrali termoelettriche il cui rendimento si aggira generalmente sul 40 per cento e che disperdono nell’ambiente il resto dell’energia sotto forma di calore: si ha dunque un doppio spreco, perché da un lato non si sfrutta del calore prezioso, e dall’altro si spreca l’elettricità prodotta. Pertanto, utilizzare direttamente una fonte di calore per produrre freddo costituisce un aumento dell’efficienza e un risparmio energetico.

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