
Dopo una serie di rinvii e ricorsi respinti, la Corte suprema degli Stati Uniti ha dato il via all’esecuzione di Lisa Montgomery.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la firma di un decreto presidenziale per la costruzione della barriera al confine con il Messico.
Il muro tra Messico e Stati Uniti, promesso dal neo-presidente Donald Trump nel corso della campagna elettorale, si farà. A confermarlo è stato lo stesso miliardario americano, affidando come di consueto l’annuncio al social network Twitter: “Domani (oggi, ndr) sarà un grande giorno per la sicurezza nazionale. Tra le altre cose, costruiremo il muro”, ha dichiarato.
Proprio oggi è previsto un incontro tra l’amministrazione americana e una delegazione inviata dal presidente del Messico Enrique Peña Nieto. Si discuterà del trattato di libero scambio Nafta (North American Free Trade Agreement) contro il quale la Casa Bianca si è scagliata fin dalle prime ore dall’insediamento di Trump. Non è escluso però che anche la questione del muro venga affrontata. Nieto avrebbe indicato infatti ai propri delegati – il ministro degli Esteri Luis Videgaray e quello dell’Economia, Ildefonso Guajardo – di rimanere aperti alla trattativa, ma di non accettare compromessi sui diritti umani dei migranti e sulla libertà dei messicani presenti negli Usa di inviare denaro alle proprie famiglie in Messico.
Big day planned on NATIONAL SECURITY tomorrow. Among many other things, we will build the wall!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 25 gennaio 2017
Ma non è tutto. Questo mercoledì 25 gennaio potrebbe essere ricordato anche per la firma di altri decreti presidenziali, uno dei quali è volto a limitare l’ingresso di cittadini provenienti dalla Siria. Il che significherà colpire non solo migranti “economici”, come nel caso dei messicani, ma anche i profughi che fuggono disperati dalla guerra.
Washington, in altre parole, sembra decisa a non fare sconti a nessuno: non a caso, un’ordinanza dovrebbe restringere fortemente anche la concessione di permessi di soggiorno per coloro che arrivano da Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen, secondo quanto riferito martedì dall’entourage del presidente. Trump e Jeff Sessions, designato per il posto di ministro della Giustizia, hanno dichiarato infatti in questo senso che l’obiettivo è di concentrare l’attenzione sui paesi i cui cittadini possono rappresentare una minaccia, oltreché sugli individui che presentano una “particolare obbedienza religiosa”.
Per questo durante la campagna elettorale il nuovo presidente degli Stati Uniti ha lanciato perfino la proposta di introdurre un database con l’obiettivo di schedare tutti i musulmani americani. Proposta giudicata in ogni caso difficilmente realizzabile, se si considera che appare estremamente difficile creare una lista su basi geografiche o etniche.
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