
Le distese di sargasso nelle acque dell’Atlantico hanno raggiunto livelli record. Ma c’è anche chi si rimbocca le maniche per cercare soluzioni.
Secondo uno studio condotto dall’Organizzazione mondiale per la sanità le Pm contenute nell’atmosfera sono in crescita. Numerosi i rischi per la salute
Secondo uno studio Oms condotto nelle 8 maggiori città italiane, ha rivelato che nella popolazione di oltre trenta anni il 4,7% di tutti i decessi osservati nel 1998, pari a 3.472 casi, è attribuibile a concentrazioni di Pm-10 superiori a 30µg/m3. In altre parole, portando le polveri sottili a livelli accettabili nelle nostre città, si potrebbero prevenire circa 3.500 morti all’anno. Anche migliaia di ricoveri per cause respiratorie e cardiovascolari e decine di migliaia di casi di bronchite acuta e asma fra i bambini al di sotto dei quindici anni potrebbero essere evitati riducendo le concentrazioni di Pm-10.
La sigla Pm Viene utilizzata per identificare le particelle sottili. Questa sigla sta per “Particulate Matter” ed è il termine generale usato per un mix di particelle solide e liquide che si trovano in sospensione nell’aria. Alcune particelle sono grandi o dense abbastanza da poterle vedere come polvere o fumo, altre sono così piccole che possono essere individuate solo con un microscopio elettronico.
Queste particelle, di diametro vario (“sottili” sono quelle più piccole di 2,5 micrometri – µm – di diametro) hanno origine da industrie, apparecchiature e mezzi in movimento. Quelle sottili (Pm-2,5) vengono dai motori dei veicoli, dai generatori, dagli stabilimenti industriali, ma anche da incendi boschivi e fonti naturali. Le particelle di maggior diametro (Pm-10) sono generalmente emesse da una varietà di fonti, dal transito dei veicoli sulle strade, dai cantieri, perfino dall’erosione dei suoli da parte del vento.
In altri casi, gas quali il biossido di zolfo, o, gli ossidi d’azoto interagiscono con altri composti nell’aria, chimici o fisici, a formare microparticelle la cui composizione varia a seconda dei luoghi, delle condizioni meteo, della stagione.
Sono inalabili sia le Pm-2,5 che le Pm-10. Queste particelle possono accumularsi nei tratti del sistema respiratorio e sono associate a numerosi effetti. L’esposizione alle particelle più grandi è primariamente associata ad aggravamento delle condizioni respiratorie, come per esempio l’asma.
Le particelle fini sono più strettamente correlate con l’aumento delle ospedalizzazioni, dei ricoveri e delle emergenze da pronto soccorso per affezioni del cuore, dei polmoni, sintomi afferenti all’apparato respiratorio, diminuzione delle funzionalità polmonari. Le fasce di popolazione più sensibile, quali gli anziani, appaiono maggiormente esposte a questi sintomi, nonché a patologie cardiopolmonari e asma. Ai problemi di sanità pubblica si somma il fatto che le Pm sono tra le maggiori cause di diminuzione della visibilità serale nelle città italiane, nonché causa di danni a monumenti e materiali edili da costruzione.
L’ultima ricerca? “Lo smog favorisce infarti e ictus perché ispessisce il sangue favorendo la formazione di grumi e coaguli nei vasi sanguigni”, spiegano su Occupational and Environmental Medicine Journal i ricercatori dell’università di Edimburgo. “Tutta colpa del particolato, le polveri dell’aria ultra fini capaci di passare direttamente dal naso ai polmoni fino al sangue: ha la capacità di alterare le funzioni cellulari innestando un’infiammazione generalizzata frutto dei radicali liberi generati in grandi quantità. Un quadro che favorisce sia l’infarto che l’ictus”. Per verificare gli effetti dell’aria inquinata, e del particolato nello specifico, gli scienziati hanno misurato i livelli di infiammazione e di densità del sangue di un campione di persone a 6 e 24 ore dall’esposizione allo smog. In tutti è stato riscontrato un valore estremamente più elevato degli indici di pericolo in tutte le cellule sotto osservazione.
In USA, nel 1997, l’EPA ha ricalibrato gli standard per le Pm2,5. Stabiliti nuovi limiti: 15 microgrammi per metro cubo (µGA) la media annuale, 65 µg/m3 quella delle 24 ore. La metà, rispetto alle norme europee.
L’attuale normativa europea stabilisce provvedimenti di limitazione della circolazione quando il limite di attenzione di 50 microgrammi per metro cubo di polveri giornalieri viene superato per più giorni di seguito, e il blocco totale della circolazione in caso di superamento del livello di allarme pari a 100 microgrammi per metro cubo. Per quanto riguarda la media annuale, invece, la normativa europea fissa un limite di 40 microgrammi per metrocubo che si prevede di portare ad uno standard (entro il 2010) di 20mµg/m3.
Vista la pericolosità di queste polveri sarebbe utile che tutte le amministrazioni regionali applicassero tale normativa. Riducendo il Pm-10 ad una media di 30 µg/m3 si potrebbero prevenire moltissime morti all’anno. Si sono ottenute poi stime di migliaia di ricoveri per cause respiratorie e cardiovascolari, e decine di migliaia di casi di bronchite acuta e asma fra i bambini al di sotto dei quindici anni, che potrebbero essere evitati riducendo le concentrazioni medie di Pm-10.
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