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L’Islanda non ha una popolazione stanziale di orsi polari. Anzi, l’Islanda non ha proprio orsi polari, dato che gli esemplari sinora approdati sulle coste dell’isola sono stati immediatamente abbattuti. Senza se e senza ma. Rei di essere potenzialmente pericolosi, i plantigradi non hanno beneficiato nemmeno di un periodo d’osservazione comportamentale prima della soppressione. Una pratica
L’Islanda non ha una popolazione stanziale di orsi polari. Anzi, l’Islanda non ha proprio orsi polari, dato che gli esemplari sinora approdati sulle coste dell’isola sono stati immediatamente abbattuti. Senza se e senza ma. Rei di essere potenzialmente pericolosi, i plantigradi non hanno beneficiato nemmeno di un periodo d’osservazione comportamentale prima della soppressione. Una pratica duramente contestata dalle associazioni ambientaliste e che, ora, potrebbe finalmente avere termine grazie alla tecnologia. Più precisamente grazie ai droni.
Gli orsi polari non sono una specie nativa dell’Islanda. Capita però che, alla deriva a bordo di giganteschi lastroni di ghiaccio, affrontino inconsapevolmente la traversata di centinaia di chilometri dalla Groenlandia, sbarcando stremati e, soprattutto, affamati. La legge islandese afferma che l’orso polare è un animale protetto fino a quando non rappresenta un pericolo per la popolazione. E qui si apre un grave problema d’interpretazione, dal momento che negli ultimi anni nessun plantigrado è stato considerato “compatibile”, nemmeno per pochi giorni, con lo stile di vita delle località costiere dell’isola, terra di pascolo per le pecore, di coltivazione del foraggio e sempre più spesso meta turistica.
La presunta pericolosità degli orsi polari approdati in Islanda è stata affermata arbitrariamente, senza alcuna osservazione preventiva. Una condanna a morte senza appello. La giustificazione per questa barbara pratica è stata trovata nell’impossibilità di procedere a un monitoraggio, non invasivo e a media distanza, che consentisse di valutare l’indole degli animali senza condizionarne il comportamento in attesa del “rimpatrio” in Groenlandia. Ora, però, tutto potrebbe cambiare grazie all’introduzione dei droni. I velivoli a controllo remoto, equipaggiati con fotocamere e telecamere, sono infatti in grado di seguire la vita degli orsi nei primi giorni dall’arrivo, avvicinandosi sino a rilevarne lo stato di salute e contestualizzandone la presenza, così da consentire agli esperti di prevederne gli spostamenti.
In casi estremi, i droni possono persino sfiorare gli animali emettendo luci e suoni tali da allontanarli dalle zone abitate e dagli allevamenti, creando un effetto dissuasore in attesa della cattura, del rifocillamento e quindi del rientro in Groenlandia. A quanto pare, gli orsi polari sbarcati in Islanda hanno una sola chance: la tecnologia.
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