
Si chiama “effetto biofouling” ed è lo sviluppo di organismi sulla plastica dispersa in mare. Un team di ricercatori ne ha parlato a Slow Fish.
Le tranquille acque intorno all’isola di Okinawa ospitano una specie particolarmente rara di dugongo. Un habitat che ora è minacciato dall’arrivo dell’uomo.
Se il nome “dugongo” non vi evoca nulla di familiare, nessuna paura. È uno tra i mammiferi marini meno conosciuti, molto simile al lamantino della Florida, una creatura timida che nuota sui fondali degli oceani Pacifico e Indiano.
Le tranquille acque intorno all’isola di Okinawa, in Giappone, ospitano questa specie particolarmente rara di mammiferi, cara anche al popolo nipponico.
Il dugongo giapponese è ora in pericolo, a causa del progetto che prevede la costruzione di una base americana nel loro habitat.
Durante la Seconda guerra mondiale, l’isola di Okinawa era stata occupata dagli americani. Benché il territorio sia tornato formalmente sotto il controllo giapponese nel 1972, la presenza militare americana nell’area continua a essere massiccia.
Ora l’habitat del dugongo giapponese rischia di essere distrutto: il governo di Washington e quello di Tokyo stanno portando avanti una trattativa per la costruzione di una base americana nella baia di Henoko, incontaminata e preziosissima per il dugongo.
Non solo la costruzione della base potrebbe minacciare il suo habitat abituale, ma l’inquinamento delle acque, il rumore e l’inquinamento luminoso potrebbero determinarne l’estinzione.
Il nuovo governatore di Okinawa sta lottando fianco a fianco con la popolazione locale che da anni si oppone al sodalizio creatosi per la costruzione della base militare.
Sfidando Tokyo, Takeshi Onaga sta intraprendendo una lotta per la conservazione del patrimonio culturale e naturale del territorio, di cui il dugongo è una parte importantissima. Una lotta per i diritti umani di una popolazione locale, che non accetta più di essere una merce di scambio a servizio della diplomazia internazionale.
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